domenica 26 novembre 2017

Il countdown continua: 85 giorni alla partenza per l'Iditarod

Durante un training in Val Ferret
Predisposizione della slitta da allenamento


Come vi ho già raccontato in un precedente articolo il 20 febbraio parto per l'Alaska per partecipare all'Iditarod Trail Invitational (ITI 130 miglia).

In poche parole l'Iditarod è una gara che attraversa l'Alaska. In origine si poteva fare solo con slitte trainate da cani. Ma da alcuni anni è stata introdotta la modalità "human powered", cioè a piedi o in  Fatbike.

Le gare di questo tipo sono definite Winter Artic Races e hanno come caratteristica principale quelle di essere fatte in totale autonomia. Ovvero non si riceve assistenza di alcun genere.
Avete presente quei favolosi e accoglienti ristori che si trovano nei trail nostrani dove si trova ogni tipo di golosità e spesso anche pasti caldi?
Beh! dimenticateli: lì non ci sono!! Lì - a dire il vero  - c'è solo freddo e natura selvaggia.
Vuoi bere qualcosa di caldo dopo aver corso per chilometri in mezzo alla neve? Non devi far altro che cercare di far funzionare un acciarino per accendere un fornelletto traballante senza mai levarti i guanti pesanti, pena l'amputazione delle dita! E se questo ti sembra troppo complicato e decidi di bere solo acqua fredda? Beh devi fare la stessa cosa! Perché visto che tutto si congela in poco tempo l'unico modo di avere dell'acqua e far funzionare quell'indiavolato fornellino di cui sopra per sciogliere la neve! E vi assicuro che cercare di accendere il fornello con le muffole, stando accovacciati sulle gambe dopo decine/centinaia di chilometri i (quindi a rischio/certezza di crampi) è tutt'altro che banale!

Vuoi dormire? Ti metti il sacco a pelo sul ghiaccio a meno 30 e stai là: sogni d'oro! 

Vuoi mangiare qualcosa di caldo? Beh dai, qui sei fortunato perché in tutto il percorso di oltre 200km ci sono due piccoli lodge (uno oltre il 95°km l'altro oltre il 145Km) che dietro lauto compenso potrebbero darti qualcosa da mangiare se li avvisi prima!

Direte voi, ma almeno come in tutte i trail di oltre 100km ad un certo punto ci sarà una base-vita dove potersi cambiare! No, niente del genere! Ok!! ma la meno all'arrivo vi offriranno un luculliano pasta party? E sì anche questo è interessante! Che cosa attende all'arrivo i runners che hanno corso per oltre 210km nella tundra gelata dell'Alaska? Un posto caldo pronto ad accoglierti? Ma no! Tutto quello che hai è una tenda riscaldata dove aspettare un piccolo aereo che – condizioni meteo permettendo – prima o poi arriverà e ti riporterà indietro ad Anchorage!

Ah dimenticavo! Sapete perché dico sempre che il percorso è di oltre 210km? Perché non il percorso non è mica segnato! Se sei fortunato e non nevica puoi seguire le orme di chi è davanti a te. E se nevica? Vabbè per adesso non ci voglio pensare!
Quindi per affrontare questa gara ci si deve portare dietro tutto l'essenziale. Il che significa che - oltre a correre - si deve trainare una slitta. Facile, direte voi! Beh certo facile per un paio d'ore. Facile se la slitta non avesse un carico di minimo 20 chili! Facile se non si ribaltasse ad ogni minimo dislivello o anche solo ad ogni buca! Ecco allora che il grande lavoro di preparazione riguarda anche che cosa metterci dentro per cercare di ridurre al massimo il peso. Ma come si va a ridurre il peso di fronte all'ipotesi di passare quattro notti in mezzo al selvaggio Alaska, in pieno inverno, a temperature che possono andare oltre i  -40??? Beh ve lo confesso questo ancora non lo so! Quello su cui mi sto concentrando ora è abituare il mio corpo a trainare la slitta trainando alternativamente un copertone o una slitta vera e propria quando sono in montagna. (vedi foto)

Per non dilungarmi evito la descrizione del materiale, anche se questa potrebbe essere la parte più divertente. Ma a questo proposito vi citerò che cosa c'è scritto nel sito della gara in merito al materiale obbligatorio: "se avete bisogno di qualcuno che vi  dica di che cosa avrete bisogno quando sarete in mezzo al nulla di pieno inverno in Alaska, beh! allora state andando nel posto sbagliato".

giovedì 16 novembre 2017

100 giorni alla partenza dell’Iditarod



 


Il 20 febbraio vado in Alaska per partecipare all'Iditarod Trail Invitational (ITI 130). Detta così sembra un classico ultra-trail. Ma ad analizzarla bene la faccenda non è poi così semplice. Primo perché 130 sono la distanza da percorrere in miglia (vale a dire quasi 210km). Poi perché si corre in totale autonomia nell'immensa e selvaggia natura dell'Alaska.E infine perché si gareggia in pieno inverno quando le giornate durano poche ore e le temperature possono raggiungere facilmente i -40.  


ITI130 fa parte di quel particolare circuito di gare "extreme" che va sotto il nome di Arctic Winter Races: ovvero ultra-trail estremi che si svolgono in pieno inverno in zone dell'Artico o del Polo, dove le temperature sono tra le più basse del pianeta. Nel caso dell'Iditarod, si parte da Anchorage, la città più grande dell'Alaska  e prosegue in direzione di Nome, cittadina che si trova a 1000 miglia di distanza e che si affaccia sullo Stretto di Bering.


Per essere ammessi a questa gara bisogna essersi guadagnati sul campo un Curriculum "estremo". Io – ad esempio – sono riuscito ad accedere solo dopo aver fatto la Rovaniemi 150 (link) in Lapponia (Finlandia) nel febbraio 2017. A sua volta per poter accedere alla Rovaniemi avevo dovuto presentare un CV sportivo dove risultavo finisher in gare come UTMB, Marathon des Sable, Diagonal des Fous e altre. A dire il vero, sono ben 10 anni che mi preparo a questa gara. Ho conservato una mail che il mio amico FrankofOld mi inviò nel 2007 in cui mi spiegava cosa bisognava fare per essere ammessi all'Iditarod.

Ma ricordi personali a parte, torniamo al presente dell'Iditarod. Chi decide di partecipare all'Iditarod e più in generale alle Artic Winter Races può gareggiare:

1.)    a piedi (trainando una slitta con tutto il necessario alla sopravvivenza)

2.)    in bici, per essere più precisi con una Fat-Bike, ovvero una bici specifica per neve e ghiaccio, oppure

3.)    con gli sci.
 

Ma si deve dichiarare alla partenza come s'intende gareggiare e non è possibile cambiare durante il percorso. E la scelta – vi assicuro – non è affatto facile perché ognuna di queste tre possibilità ha i suoi vantaggi e svantaggi a seconda delle condizioni meteo (quantità di neve, presenza di ghiaccio, vento) e a seconda del tipo di percorso (dislivello, presenza di fiumi, laghi).


Anche le distanze nell'Iditarod sono diverse:
a.)    la gara più breve è quella da 130 miglia e rappresenta il primo passo per potersi iscrivere alle distanze successive;
b.)    La gara media 350 miglia
c.)    E infine la versione originale, la mitica 1000 miglia. Questa è la versione ha ispirato film e racconti, avendo origina da un fatto di cronaca risalente al 1925, quando a seguito di un epidemia di difterite scoppiata nella città di Nome, un gruppo di volontari partì da Anchorage con le tradizionali slitte trainate dai cani per potere il vaccino necessario. Un'impresa mitica che è rimasta tra le gesta più famose della storia degli Stati Uniti.


Le distanze sono ovviamente puramente indicative perché a differenza dei nostri Trail (sempre balissati e segnati), qui il percorso non è tracciato in alcun modo.
Esiste un punto di Partenza e un punto di Arrivo. E tra questi ci sono dei Check Points intermedi dove bisogna registrare il proprio passaggio. Ma per il resto il percorso viene dettato dalla bussola e dalle condizioni del terreno. E visto che spesso si devono percorrere immensi laghi ghiacciati, vi lascio immaginare quanto può cambiare il tracciato nel caso in cui il giaccio dovesse in qualche modo non essere abbastanza solido…


giovedì 9 novembre 2017

#NeverStopMilano: Training con Fernanda Maciel, atleta The North Face










The Community





La prima volta che ho incontrato Fernanda Maciel http://www.fernandamaciel.es/ , ultra-trailer brasiliana del team The North Face https://www.thenorthface.it/exploration/athletes/fernanda-maciel.html , è stato nel 2015 a Cortina a poche ore dalla partenza della Lavaredo Ultra Trail https://www.ultratrail.it . In quella occasione mi trovai davanti un’atleta super-concentrata, posata e di poche parole. Che, malgrado la tensione pre-gara, mi concesse una bella intervista http://actionmagazine.it/fernanda-maciel-io-mi-alleno-cosi/ e preziosi consigli per me che – come lei – partivo per la stessa gara.
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Quando mi hanno detto che Fernanda sarebbe venuta in Italia in questi giorni, ho chiesto subito di poterla incontrare. Perché in questi anni si è confermata atleta di grande valore che ha continuato a macinare risultati straordinari nei trail: 1° Ultra Trail del Monte Fuji (2016) 3° Marathon des Sable (2016) 3° Lavaredo Ultra Trail (2015 e 2016) solo per citarne alcuni. Ma soprattutto perché è riuscita anche a spaziare oltre il trail e ha stabilire record incredibili come il record di salita e discesa dal Kilimangiaro in 10 ore e 6 minuti (quasi 3 ore in meno del precedente primato) e il record femminile di ascensione e discesa all’Aconagua in 22ore e 52minuti.
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La Fernanda Maciel che mi trovo davanti questa sera a Milano non è solo un atleta fortissima, ben consapevole del suo valore. E’ anche una donna dal sorriso dolce che con premura e generosità risponde alle domande e prodiga consigli.
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> Fernanda dall’ultima volta che ci siamo visti alla LUT non ti sei mai fermata stabilendo record incredibili e raggiungendo dei risultati eccezionali. Qual è tra gli ultimi tuoi successi quello a cui tieni di più?
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Mi piace molto correre i trail. Anzi, diciamo che ne ho bisogno perché è grazie ai trail che riesco ad allenarmi molto duramente. Ma i record sull’Aconagua e il Kilimangiaro sono stati davvero speciali! Sono state imprese stimolanti perché mi hanno costretto a spingermi completamente fuori dalla mia comfort zone
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Nella tua carriera di ultrarunner hai partecipato alle gare più famose come Diagonale des Fous, Marathon des Sables e LUT: quale preferisci?
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Onestamente tutte le gare del Ultra Trail World Tour sono interessanti perché sono lunghe e bellissime. Ho fatto per due volte la Marathon Des Sable, ma mi trovo molto più a mio agio in montagna. E se devo dire proprio qual è la mia preferita direi sicuramente l’UTMB http://utmbmontblanc.com/it/ . Amo l’atmosfera che si respira in montagna, molto di più che il deserto perché in montagna ci si imbatte in paesaggi meravigliosi.  E’ vero però che si riesce ad ammirarli meglio facendo una semplice trekking o un arrampicata piuttosto che in gara!
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Sai già quali sono i tuoi obiettivi per il 2018?
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Ah certo che mi sono già posta gli obiettivi per l’anno prossimo! Tra questi ci sono a Febbraio la Transgrancanaria http://www.transgrancanaria.net/en/ poi a Maggio il campionato del mondo di Penyagolosa http://penyagolosatrails.com e logicamente UTMB. Ma quest’anno non farò nessuna impresa in alta montagna tipo Aconcagua e Kilimangiaro perché devo ancora recuperare dopo questi due record. L’anno prossimo mi concentrerò sulle performance in gare di ultra-trail.
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Fernanda tu hai fatto delle imprese straordinarie nell’Ultra trail e in ambienti estremi, posso chiederti un paio di consigli per noi trail runners e in particolare per me che a Febbraio farò l’Iditarod http://iditarodtrailinvitational.com/ ?
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Dio mio! Non ho mai fatto niente di simile all’Iditarod in vita mia – dice ridendo.  Ma sulla base delle mie esperienze in ambienti estremi posso dirti di usare dell’ottimo materiale e di viaggiare leggero evitando di sovraccaricare il tuo bagaglio. Quando ho corso il Cammino di Santiago (900km circa in 10 giorni) mi sono portata dietro solo uno zaino di 2 chili e quando ho fatto la Marathon Des Sables avevo uno zaino di 7 chili. Ma soprattutto – come ultimo consiglio – cerca di rimanere sempre caldo e ben coperto.
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Ci salutiamo e ci diamo appuntamento per il giorno dopo quando lei allenerà la community di Never Stop Milan https://it-it.facebook.com/NeverStopMilano/ gruppo che s’incontra tutti i martedì e in casi eccezionali come questo il giovedì. Conoscendo Fernanda so che quello sarà un allenamento molto molto tosto.


venerdì 3 novembre 2017

Fernanda Maciel: io mi alleno cosi’ (Cortina d'Ampezzo, 1 luglio 2015)







Max Marta ha intevistato per noi durante la Lavaredo Ultra Trail  la grande Fernanda Maciel. Che ci racconta come si fa a macinare tanti chilometri senza perdere la concentrazione e senza mollare mai.



– Ciao Fernanda, benvenuta a Cortina!
“Grazie…  In realtà sono qui già da un po’ di giorni. Ad allenarmi sul percorso della LUT. L’altro giorno ho fatto la parte che va da Malga Ra Stua a Col Gallina (dal 75km al 95Km). Poi ieri la parte da Col Gallina fino all’arrivo. Anche se conosco già il percorso, ho voluto allenarmi sull’ultima parte di questo tracciato perché amo correre su queste montagne”.
Fernanda, hai vinto già la LUT nel 2011 e sei arrivata seconda nel 2012: deduco che ti piace particolarmente questa gara…
“Io amo la LUT: sì! Purtroppo non sono riuscita ad essere qui l’anno scorso perché in contemporanea c’era il World Championship a Chamonix. Ma mi piace davvero tantissimo questa gara: per cui sono felicissima di essere di nuovo qui quest’anno!”
Che cosa ti affascina di più della LUT?
“Quando corro la LUT, quando mi alleno tra queste montagne, mi guardo in giro e penso: è semplicemente bellissimo! Correre e ammirare le tre Cime di Lavaredo, il Passo Giau. Beh! che panorama stupendo! E poi i cieli delle Dolomiti, quella luce speciale che circonda queste montagne è qualcosa di unico al mondo. Sono così grata a tutti di poter essere qui. E’ davvero un grande regalo poter essere qui”.
Quando corri un ultra Trail cosa fai per mantenerti concentrata?
“Anche se correre è una cosa che mi riempie di gioia, non ti posso negare che anch’io ogni tanto penso “ma chi me l’ha fatto fare?”. Il freddo di notte, i piedi bagnati: sì! È inevitabile avere dei pensieri negativi quando si corre. E’ per questo che oltre ad allenare il fisico dedico grande attenzione ad allenare anche la mente. Se ci pensi quasi il 99% dei pensieri che abbiamo sono negativi o sono relativi a problemi del passato o del futuro. Io alleno la mia mente ad essere sempre solo concentrata sul presente e sulla cosa che sto facendo in quel momento. Ed è così “positiva e presente” che cerco di essere per tutta la gara. Ma è certo che i pensieri negativi arrivano, così come arrivano le brutte sensazioni e i dolori: è naturale. Bisogna accettarli. Se ci pensi, la corsa può essere vista come un’evoluzione del sé, una percorso di crescita della propria persona. Così come non puoi evitare la pioggia e il brutto tempo, non puoi evitare i brutti momenti che ti possono capitare. Ma puoi allenare la tua mente a mantenersi nel presente, a cercare di avere un’energia positiva e ad avere pensieri costruttivi”.
Fernanda, come si allena una campionessa? Tu ti dedichi solo alla corsa in montagna o fai anche altri sport?
“Dedico una grande parte del mio allenamento a migliorare la mia velocità. Ad essere onesta non è che siano i miei allenamenti preferiti: ma il Fartlek o le ripetute veloci aiutano a migliorare la propria tecnica di corsa e quindi ad incrementare la propria velocità.  Purtroppo non corro sempre in montagna. Negli ultimi mesi sono stata in Brasile a casa dei miei genitori, che vivono in una grande metropoli. E mi sono dovuta allenare in una grande città con tutti i problemi che questo implica: il traffico, lo smog, la paura. Ma questa è la città dove sono nata e la amo comunque. Vedi, il punto è che devi trovare sempre qualcosa positivo mentre ti alleni”.
E come gestisce una campionessa come te vita quotidiana e allenamenti?
“Io sono una runner, è vero. Ma sono anche una nutrizionista dello sport e una donna che lavora. Quindi spesso mi alleno la mattina presto, poi vado al lavoro. E in alcuni casi faccio un secondo allenamento nel pomeriggio. Spesso questo secondo allenamento è ciclismo su strada o stretching. Nei weekend invece mi dedico completamente alla corsa, e qui faccio le mie sessioni lunghe, 3 o 4 ore di corsa nella mia comfort zone: questo è l’allenamento che preferisco!”.
Come nutrizionista che consigli puoi darci?
“Penso che la cosa più importante sia essere consapevoli di dove ci si trova. Mi spiego: i cinesi hanno alimenti diversi dai brasiliani, dai giapponesi o dagli italiani. E’ importante prestare sempre attenzione alla cultura del cibo del luogo in cui ci si trova: perché è così che ci si alimenta nel modo più naturale possibile. E se il tuo stomaco è felice, molto probabilmente è felice anche la tua mente! Io credo profondamente nella dieta bilanciata: mangiare un poco di tutto preferendo frutta e verdura, e poi riso e patate che sono alimenti importantissimi: ma se ti piace la carne, mangiala! Per quanto invece riguarda l’alimentazione in gare come gli ultra trail, ci sono due elementi di cui non puoi fare a meno: carboidrati e sali. I primi danno energia e io li consumo a scadenze precise: ad esempio ogni ora oppure ogni 40 minuti. Se non si rispetta questa regola, sio rischia di perdere energia senza quasi accorgersene. Durante le distanze ultra –  visto che si corre per così tante ore – gel e barrette non bastano: c’è bisogno di cibo solido! Per cui è necessario integrare barrette e gel con cibo vero. Per quanto invece riguarda i sali, anche questi sono importantissimi: l’acqua da sola non basta perché bevendo solo acqua si rischia la disidratazione”.
Come cambi la tua dieta prima di gare così lunghe?
“Io non cambio la mia dieta prima della gara: integro la mia alimentazione con maltodestrine. E cerco di preferire i carboidrati alle proteine il giorno prima della gara. Così incremento le mie riserve di energia. Ma non è un cambiamento radicale. La regola deve essere sempre mangiare in modo bilanciato. Ovvero io non faccio il carico di carboidrati come si faceva un po’ di anni fa. Perché si è capito che con il carico di carboidrati si rischia di arrivare alla gara troppo pesanti e troppo pieni d’acqua. Una buona soluzione è aumentare un poco le proteine fino a tre giorni prima della gara, e poi invece aumentare un poco i carboidrati. Ma questa variazione deve essere sempre controllata e bilanciata”.
Qual è il tuo obiettivo del 2015?
“Quest’anno mi sento bene e ho voglia di lottare di più. Questa è la mia prima gara del circuito Ultra Trail World Tour. Poi farò la UTMB  e La Diagonale des Fous. Questa non l’ho mai fatta per cui sono emozionata perché è la prima volta.
UTMB invece l’ho fatta e la conosco, per cui sono felice di tornare e godermi il Monte Bianco: è un luogo magico e speciale per me. Poi farò anche due vertical sky race: la K3 in Val Susa e il Dolomitenmann . Penso che i Vertical siano un buon allenamento, ma se devo essere onesta non li amo particolarmente. La pendenza è così forte che guardi solo per terra e non ti godi il panorama. E poi è così faticoso che non riesci a controllare il respiro: insomma una fatica tremenda. Ma è bellissimo arrivare in cima. E poi è necessario andare oltre la propria comfort zone. E’ un bene e t’insegna molte cose”.
C’è una gara che sogni di fare?
“La Marathon des Sables  e la Hardrock negli Stati Uniti”.