domenica 30 dicembre 2018

UTMB istruzioni per l'uso: quarta puntata- la lunga strada per Chamonix




E finalmente siamo arrivati al momento delle iscrizioni UTMB https://utmbmontblanc.com/it/home che rimarranno aperte fino al 3 Gennaio 2019.
Nelle scorse puntate di questo piccolo vademecum vi ho raccontato come funzionano le iscrizioni  e descritto le novità del 2019.  Ho tenuto volutamente la gara regina UTMB come ultimo capitolo di questa panoramica sul Summit Mondiale dell'Ultra Trail che si tiene ogni anno a Chamonix.
                In effetti di UTMB è una vera e propria epopea con le sue sfide tra i titani dell'Ultra trail: dai record di Killian Jornet alle rivincite di François D'Haene , dalle vittorie italiane di Marco Olmo e Francesca Canepa ai podi degli atleti cinesi. Si potrebbero passare ore a descrivere i volti stremati dei campioni costretti al ritiro o la felicità incontenibile degli ultimi a tagliare il traguardo. Ma vi posso assicurare che solo correndola si può davvero capire che cos'è UTMB. Solo vivendola da dentro si può provare la fatica sovrumana necessaria per percorrere quel meraviglioso giro attorno al Monte Bianco, quegli interminabili 170km attraverso tre nazioni (Francia, Italia e Svizzera), quei terribili 10.000 metri di dislivello positivo che non mollano mai!!! Io ho avuto l'onore di correrla anche nel 2010 e 2012, anni in cui il forte maltempo ha costretto gli organizzatori  a fermare la gara e modificare il percorso. E solo nel 2016, sono riuscito ad andarmi a prendere la smanicata di finisher sul tutto percorso "originale" dalla partenza fino all'arco dell'arrivo di Chamonix. Ma se potessi – ve lo confesso - la farei davvero ogni anno.

                Perché correre UTMB è vivere un emozione pazzesca che inizia molti mesi/anni prima, con la lunga e difficile preparazione. Un'emozione che esplode violenta alla vigilia della partenza quando si arriva a Chamonix che in quei giorni è davvero la capitale mondiale del Trail. Una babilonia di lingue, una moltitudine di uomini e donne provenienti da ogni angolo del mondo tutti uniti da unico grande sogno: essere finisher. In quell'attesa spasmodica, gli occhi del runner alle prime armi sono gli stessi di quelli del più grande tra i campioni. Entrambi sono attraversati dalle stesse emozioni: gioia e determinazione. Ma anche dalle stesse paure: pioverà? nevicherà? Farà caldo? E dalla stessa unica certezza, che possono avere: sarà dura, durissima.

                A livello tecnico, i chilometri iniziali sono quelli in cui gli atleti élite mettono il turbo e partono a velocità stellari lasciandosi dietro il gruppone. Il fatto che fino a Saint-Gervais non ci siano momenti particolarmente impegnativi, fa sì che i passaggi dei top runners in questa prima parte siano davvero strepitosi. Dopo inizia la lunga salita (quasi 23km)  che porta fino al Rifugio di Croix du Bonhomme. Purtroppo visto che la partenza è generalmente alle 6 del pomeriggio si arriva qui in piena notte e non si può godere dello straordinario panorama. Ma per fortuna per la maggior parte dei runners l'alba sorge nelle vicinanze di Col de la Seigne, che segna il passaggio in territorio italiano. Qui si attraversa la fantastica Val Veny, passando per il Lac Combal e poi di nuovo in alto verso il Mont Favre e il Col Checrouit gli ultimi due baluardi prima di arrivare a Courmayeur. Ma il racconto del sentiero da qui lo potete trovare nella terza puntata di questo speciale UTMB dove  ho raccontato i percorsi CCC e OCC.

In conclusione, i 170km di UTMB più che una gara sono un viaggio. Un viaggio attorno al Monte Bianco certo. Ma soprattutto un viaggio dentro sé stessi.  Bisogna però arrivarci perfettamente preparati sia a livello mentale che fisico.  A livello mentale perché all'UTMB non sono ammessi tentennamenti, né tanto meno pensieri negativi. Se in una maratona i pensieri negativi si possono in qualche modo arginare. Qui no, sono semplicemente fatali per la conclusione della gara. Ne so qualcosa io che nel 2009 e nel 2011 ho alzato bandiera bianca a LaFouly, in Svizzera. A livello fisico perché è impensabile finire la gara se non si è reduci da lunghi mesi di allenamento costante e tenace. Mesi in cui si è testato la  tenuta delle gambe e della testa nelle più svariate condizioni meteo (dal freddo gelido al caldo soffocante) e sui più diversi sentieri (meglio se con salite interminabili e discese tecniche). Mesi in cui si sono provati  minuziosamente anche i materiali: abbigliamento e scarpe, certo. Ma anche lo zaino e tutto quello che si decide di portarsi dietro in questo sentiero dove si possono trovare tutte le possibili condizioni meteo. A proposito, prima di partire controllate sempre di avere tutto il materiale obbligatorio perché anche su questo UTMB non scherza affatto, date un occhiata qui: https://utmbmontblanc.com/it/page/143/materiale-obbligatorio.html















giovedì 20 dicembre 2018

UTMB 2019: istruzioni per l’uso. Terza puntata : CCC e OCC due gare fiore all'occhiello di UTMB



mio arrivo 2008

Come abbiamo visto nelle due puntate precedenti di questo speciale dedicato all'Ultra Trail du Mont Blanc https://utmbmontblanc.com una delle caratteristiche principali
che contraddistingue gli organizzatori di UTMB è la capacità di far evolvere negli anni questa gara, mantenendo da una parte il percorso originario, ma creando attorno ad esso tutta una serie di gare "alternative". Se infatti nelle primissime edizioni c'era un'unica gara e un'unica partenza per tutti i runners che, lungo il percorso, potevano scegliere se fermarsi a uno dei traguardi intermedi oppure completare tutto il giro e ritornare a Chamonix. Oggi invece, sotto l'egida UTMB, troviamo tutta una serie di gare autonome (TDS, OCC, CCC, YCC, MCC) diverse per distanza, altimetria e livello di difficoltà, che fanno di questa kermesse il vero summit mondiale dell'Ultra Trail.
mio arrivo 2017

Nella puntata precedente vi ho raccontato le novità del percorso della TDS 2019, in questa vi racconto il percorso delle due sorelle minori di UTMB: CCC e OCC, due trail che condividono gran parte del percorso con UTMB , ma con alcune importanti differenze.  La CCC (ovvero Courmayeur-Champex-Chamoix) è la prima variante nata già nel 2006. Gli organizzatori infatti quell'anno si trovarono a gestire un incredibile numero di pre-iscrizioni (circa 10.000). Ma logicamente per un trail che si sviluppa in un territorio così fragile e complesso come quello attorno al Massiccio del Monte Bianco, definire un numero massimo di partecipanti  era assolutamente necessario sia per poter garantire la sicurezza dei partecipanti che per tutelare l'ambiente. Fu così che gli organizzatori per soddisfare questa grande richiesta, oltre ai 2.000 fortunati ammessi a UTMB, decisero di ampliare i partecipanti creando un'altra gara più "corta" che percorresse la seconda parte del percorso UTMB.

E' nata così la CCC che ha una distanza di 101km per 6100 metri di dislivello positivo da completare in 26 ore e mezza. E che questa non sia proprio una passeggiata lo si capisce subito fin dai primi metri dopo lo start. I primi 10km infatti sono tutti in salita verso Tete de la Tranche (il dislivello positivo è di 1400 metri.) Ma arrivati in cima vi troverete di fronte allo spettacolo magnifico del Monte Bianco e le Grandes Jorasses in tutto il loro splendore. E questo straordinario paesaggio vi accompagnerà praticamente fino alla cima del Gran Col Ferret (31km per CCC – 101km per UTMB) quando la traccia svalica in territorio Svizzero. Il paesaggio e il sentiero sono la quintessenza delle Alpi. Ma in realtà sono questi i chilometri decisivi per UTMB. E' infatti al ristoro de La Fouly (41km per CCC – 111km per UTMB) dove molti si ritirano, in preda ai crampi e la fatica. Ma se la forza e le gambe tengono è da qui fino all'attacco della salita per Champex che si può davvero accelerare il passo.
Ed è qui che CCC e si unisce con la OCC (acronimo per Orsières-Champex-Chamonix). Gara nata nel 2014 che, con i suoi 55km e 3.500 metri di dislivello positivo da completarsi in massimo 14ore e mezza, è il trail ideale per gli amanti delle ULTRA "corte". Ma attenzione, non sottovalutatela: è un trail a cui si deve arrivare ben preparati se si vuole essere "finisher". Veloce e selettiva fin dai primi metri di gara, la OCC parte dalla Svizzera e per i primi chilometri ha un percorso autonomo da UTMB, caratterizzato da un sentiero largo e con poco dislivello dove i top runners e i trailers più veloci fanno andare le gambe per arrivare all'attacco della salita di Champex tra i primi, visto che è qui che spesso si crea il classico "tappo".  Ed è qui che, come dicevo, il percorso si ritrova sul tracciato comune di UTMB e CCC.


                Champex-Lac (10km OCC – 55km CCC – 126km UTMB) con il suo lungo lago è forse uno dei luoghi  più belli di UTMB, anche perché è uno dei pochi punti relativamente pianeggianti dove si può far correre le gambe almeno fino a Plan de l'Au dove attacca la salita che porta a La Giete. E' questa la classica salita che in caso di maltempo può diventare particolarmente impegnativa visto che si devono attraversare vari corsi d'acqua. Dopo La Giete, una bella lunga discesa porta fino a Trient, altro ristoro svizzero (25km OCC – 72km CCC – 142 UTMB). Se siete alla OCC probabilmente qui sarete tentati di passare veloci e, visto che avrete le gambe ancora fresche, sarete tentati di non fermarvi. Mio consiglio: non fatelo. Fermatevi, mangiate e prendete fiato perché la salita che porta a Catogne è ripida, ostica e non molla mai.
                Dopo Catogne si arriva al confine francese e una bellissima vallata vi porta al ristoro di Vallorcine (36km OCC – 83km CCC – 153km UTMB). Qui il sogno dell'arrivo a Chamonix inizia a diventare reale ma è necessario mantenere la massima concentrazione perché manca ancora l'ultima grande salita. Per chi sta correndo la OCC questa inizierà ad Argentiere e non sarà particolarmente impegnativa, malgrado la stanchezza. Chi invece è su UTMB e CCC invece dovrà fare i conti con la mitica arrampicata a Tete aux Vents. Ma se siete arrivati qui, non voglio rovinarvi la sorpresa. E la scalata, l'arrivo a La Flegere e l'ultima discesa prima dell'abbraccio con la folla a Chamonix la lascio scoprire alle vostre gambe e al vostro cuore.  

 
mia OCC 2018

domenica 16 dicembre 2018

UTMB 2019: istruzioni per l’uso. Seconda puntata: le grandi novità per la TDS2019

Era il 28 agosto del 2003 quando partì la prima edizione di UTMB. L'idea era semplice: fare un trail che partendo da Chamonix "girasse attorno" al massiccio del Monte Bianco per tornare al luogo di partenza. Allora si decise di istituire anche due traguardi intermedi nel percorso: il primo a Courmayeur, il secondo a Champex. Ma questa formula funzionò solo per le primissime edizioni, quando l'Ultra Trail era ancora una disciplina agli albori. Gli organizzatori infatti – capitanati da sempre dall'infaticabile Madame Poletti – visto il grandissimo numero di iscritti che UTMB registrò praticamente da subito,  furono "costretti" ad inventarsi delle vere e proprie gare alternative per consentire ad un numero sempre maggiore di corridori di prendere parte alla manifestazione.
Nacque così nel 2006 la CCC (Courmayeur – Champex – Chamonix), la PTL (la versione x-treme di oltre 300km) e nel 2009 la TDS (Sur le Traces des Ducs de Savoie) che nella prima edizione era di 105km. Vennero poi la OCC (Osieres – Champex – Chamonix) di 55km,  la YCC (destinata ai giovani) e infine la MCC (riservata ai volontari e ai residenti nella zona del Monte Bianco). Insomma a Chamonix non hanno mai smesso di lavorare per cercare di rendere le gare sempre più interessanti, ma anche sempre sicure per i partecipanti. Ed è per queste ragioni che ogni anno ci sono delle piccole/grandi modifiche dei percorsi.
L'anno prossimo la modifica più importante annunciata riguarda la TDS https://utmbmontblanc.com/it/page/20/utmb%C2%AE.html. Per la sua decima edizione gli organizzatori hanno pensato bene di allungare il percorso in modo significativo, rendendo la TDS ancora più tecnica e impegnativa. La TDS infatti nel 2019 avrà ben 23km e 1.800metri di dislivello in più rispetto al percorso classico. E se già la TDS era tra le gara UTMB è quella più "selvaggia" perché attraversa sentieri poco segnati con passaggi esposti ad altitudini attorno ai 2700m, adesso lo sarà ancora di più. Quando la feci nel 2014 mi colpirono le imponenti e lunghissime salite che caratterizzano il tracciato. E guardando la nuova altimetria vedo che nell'edizione 2019 ce ne sono ancora di più!
            Il motivo di questa novità di percorso a mio avviso è duplice. Da una parte il tracciato renderà ancora più onore al nome della TDS attraversando la Savoia in alcuni dei suoi luoghi più caratteristici come il Pas d'Outray, il belvedere del Beaufortain con la sua vista mozzafiato sul Pierra Menta e il Grand Mont; il Monte Vorès; il lago della Gittaz e Hauteluce con i suoi numerosi borghi, i suoi chalet alpini e la sua vista meravigliosa sul Monte Bianco. Dall'altra parte gli organizzatori, portando la TDS a 145km (con oltre 9.000 metri di dislivello positivo) offrono agli appassionati sempre più esigenti del mondo ultra-trail una gara che, per caratteristiche e chilometraggio, si colloca in una dimensione sua propria, visto che prima era forse percepita come troppo simile alla CCC. In questo modo UTMB offre davvero tutte le tipologie di ultra-trail possibili: dalla versione estrema della PTL con i suoi oltre 300km ai classicissimi 170km di UTMB, dai nuovissimi 145km della TDS ai 100km della CCC fino ai 55km della OCC per gli amanti degli ultra "corti".
Importante è anche segnalare che il percorso è stato studiato nei minimi dettagli anche per garantire la sicurezza dei corridori, specialmente in caso di cattive condizioni meteo. Perché si sa a Chamonix pensano sempre alla sicurezza prima di tutto. La partenza avverrà sempre da Courmayeur, ma 2 ore prima (ovvero alle 4 del mattino). E vista la maggior lunghezza e dislivello del tracciato cancelli orari e tempo limite sono tutti posticipati, lasciando ai partecipanti 42 ore per raggiungere l'arrivo invece delle 34 ore del 2018. Insomma, una cosa è certa: chi prenderà parte all'edizione 2019 della TDS vivrà davvero un'avventura unica e spettacolare. Vi do appuntamento alla settimana prossima per parlarvi di sua maestà UTBM.




Crediti per la mia Finisher TDS 2014 Giogio Cardella

venerdì 14 dicembre 2018

UTMB 2019: istruzioni per l’uso. Prima puntata: i punti di qualificazione e il sorteggio


La stagione dei trail 2018 si sta concludendo. Ma c'è ancora chi si butta a capofitto in gare sui sentieri infangati.
Alcuni lo fanno perché amano correre al freddo, immersi nei colori autunnali o nelle prime nevicate.
Altri invece lo fanno per inseguire gli ultimi punti mancanti per tentare la sorte al Summit Mondiale del Trail ovvero all'UTMB https://utmbmontblanc.com/it/

Il prossimo 18 Dicembre infatti è il giorno in cui si apriranno le pre-iscrizioni alle gare targate Chamonix.
E - come molti di voi sanno - per potersi pre-iscrivere i candidati devono dimostrare di avere i punti necessari per potervi accedere.
Per chi invece non conosce ancora questo meccanismo ve lo spiego qui.

Crediti photo: Laurent Tournarie
Chi vuole partecipare ad una delle gare che fanno parte del gruppo UTMB (le vedremo in dettaglio nei prossimi articoli) deve dimostrare di avere una preparazione
adeguata per affrontare gare di ultra trail in montagna. Per fare questo, gli organizzatori hanno pensato – a mio avviso molto giustamente – di chiedere
un "curriculum certificato" che i trailers devono dimostrare di avere al momento dell'iscrizione.
Questo curriculum si ottiene portando a termine dei trail di lunga distanza, la cui lista è consultabile qui https://utmbmontblanc.com/it/page/87/87.html
Attenzione però cui sono due importanti annotazioni da fare. La prima è che solo le gare che trovate in questo elenco sono quelle qualificanti UTMB. La seconda è che la lista varia di anno in anno e non è detto che una gara qualificante lo sia anche l'anno successivo.
Ma torniamo al nostro curriculum. Le gare qualificanti danno dei "punti" che altro non sono che un coefficiente dato dal rapporto tra chilometri e dislivello stabilito dall'ITRA (International Trail Running Association). In pratica una specie di graduatoria di difficoltà in una scala che va da 1 (le gare più brevi e con meno dislivello) ad un massimo di 6. Chi vuole approfondire questo aspetto può consultare il sito ITRA https://itra.run/page/292/Race_evaluation.html

Crediti photo: Franck Oddoux
Per poter accedere all'edizione 2019 di UTMB i punti devono essere stati acquisiti tra il  01/01/2017 ed il 31/12/2018. E gli organizzatori richiedono 15 punti in massimo 3 gare per la distanza regina, ovvero UTMB. 8 punti in massimo 2 gare per CCC e TDS e 6 punti in massimo 2 gare per OCC. In pratica, se si vuole essere sotto l'arco di partenza di Chamonix per percorrere quei pazzeschi 170km con oltre 10.000metri di dislivello positivo a fine agosto 2019, si deve essere stati in grado di completare 3 ultra trail di oltre 100km, nei due anni precedenti, come ad esempio: la Lavaredo Ultra Trail, la Via degli Dei e i 105km del Gran Trail di Courmayeur.
Come potete vedere quindi, per poter partecipare a una delle gare di UTMB bisogna prepararsi bene e largamente in anticipo, programmando di fare quelle specifiche gare che ci permettano di avere i punti necessari per potersi candidare alle pre-iscrizioni. Nel caso dunque UTMB sia tra i vostri sogni di trailer, vi consiglio quindi di consultare la lista delle gare qualificanti e, pianificare le prossime stagioni in modo tale da avere i punti necessari.

Ma supponiamo che conosciate benissimo questo meccanismo e abbiate i punti necessari: avete già deciso quale gara affiderete alla dea bendata della lotteria?
Sì, perché malgrado abbiate il curriculum necessario non è affatto automatico che possiate ritrovarvi col pettorale sulla maglietta pronti sulla linea di partenza.
Prima infatti dovete passare sotto le forche caudine della lotteria, perché essendo troppe le richieste di partecipazione, gli organizzatori - oramai da anni - hanno dovuto adottare il sistema del sorteggio per estrarre i partecipanti. Il metodo è semplice: ogni candidato ha tempo dal 18 dicembre al 3 gennaio di pre-iscriversi e quindi tentare il sorteggio in una sola gara (esempio se mi iscrivo alla TDS non posso iscrivermi anche alla CCC). Il sorteggio viene comunicato il 10 gennaio. Coloro che non sono stati sorteggiati, beneficiano di un coefficiente 2 per una nuova pre iscrizione l'anno successivo, con una probabilità in più. ma se non si è estratti per due anni di seguito (e avete i punti di qualificazione necessari) il pettorale è pressoché vostro. Ma attenzione dovete sempre iscrivervi alla stessa gara, perché se no dovete iniziare tutto da capo.  Vi do appuntamento alla settimana prossima per raccontarvi le grandi novità di quest'anno nei percorsi! Rimanete sintonizzati!
Crediti photo: Laurent Salino


giovedì 25 ottobre 2018

La via della lana e della seta




Gli appennini sono un luogo magico per la loro bellezza. Ma malgrado siano facilmente raggiungibili dalle principali città italiane, rimangono per molti solo un luogo “di passaggio” che si ammira dal finestrino del treno o della macchina, piuttosto che un luogo da esplorare. Per fortuna negli ultimi anni le amministrazioni locali hanno dato vita a numerose iniziative per rendere queste montagne sempre più interessanti. E un modo originale e di grande richiamo per un turismo ecosostenibile è stato il ripristino di alcuni sentieri storici come la Via degli Dei (che collega Bologna a Firenze attraverso un’antica strada romana), la Via di San Francesco che raggiunge Assisi,  la Via degli Abati un viaggio da Pavia a Pontremoli, sulle orme degli Abati di San Colombano, solo per citarne alcuni. 



E proprio seguendo questa filosofia di recupero di antichi percorsi per renderli fruibili per i moderni viandanti è stata di recente ripristinata la Via della Lana e della Seta https://www.viadellalanaedellaseta.com/it/scopri/  che ho avuto il piacere e l’onore di percorrere con due giovani campioni della squadra HOKA ONE ONE  https://www.hokaoneone.eu/  di trail running come Elisabetta Lastri e Roberto Gheduzzi. Giovani ma già con un Palmares di tutto rispetto, ricco di primi posti e podi in gare di alto livello come il Trail della Bora, Il Tot Dret e il Tuscany Crossing. 

La Via della Lana e della seta è un percorso di circa 130 chilometri che collega Bologna a Prato, inaugurato da poco grazie alla cooperazione tra il CAI e le amministrazioni locali. Il sentiero è l’antica via commerciale che legava gli impianti idraulici del Cavalciotto (Prato) con la Chiusa di Casalecchio (alla periferia di Bologna). Ed è percorribile in 5 o 6 tappe di circa 20 chilometri l’una per una immersione totale nella natura attraverso parchi, aree protette e borghi storici dove si può assaporare ancora il lento trascorrere del tempo.

Come dicevo, io ho avuto la fortuna di percorrerlo in un weekend assieme ad un gruppo ristretto di runners e ai due giovani talenti del trail running iniziando iniziando la mia strada da Sasso Marconi (fuori Bologna) dove sono stato accolto alla Fattoria di Montechiaro con una cena degna della rinomata cucina Emiliana! Un atmosfera autunnale mi ha accolto in questo bellissimo luogo, dove ho incontrato le volpi, istrici e altri animaletti. Il sabato mattina sveglia presto e partenza da Grizzana Morandi per percorrere 16 chilometri con 650 metri di dislivello in circa 4 ore fino a Castiglione de Pepoli. L'approccio è stato quello di voler dimostrare che un percorso come questo è davvero ottimale sia per chi si vuole allenare alla corsa in montagna che anche per chi è appassionato di trekking e che si può godere in tutta calma il percorso gustando ad esempio un fantastico pranzo in trattorie come ad esempio "La taverna del Cacciatore" di Castiglion de Pepoli, dove tra primi piatti e dolci era difficile fare una graduatoria.



Nel pomeriggio (con la pancia piena!) dopo un transfer in macchina fino alla Badia di Montepiano, abbiamo intrapreso la seconda tappa della giornata che in 8 chilometri e 250 metri di dislivello, ci ha portato a San Quirico di Vernio, storico comune nella provincia di Prato ricco di fiumi che l’attraversano. Qui abbiamo soggiornato nell'agriturismo "I Corboli", dotato anche di piscina per i più coraggiosi, visto il freddo, per cui neanche a dirlo mi son tuffato per primo! La cena è stata un susseguirsi di piatti d'eccezione con tanto di pregiate birre locali.

Il giorno dopo il cammino è proseguito, ma prima della partenza abbiamo avuto modo di ammirare il Molino Bardazzi a Vaiano grazie ad una visita guidata da colui che lo gestisce e che è nipote della persona che lo acquistò nel 1919. Dalla stessa Vaiano, in 13 chilometri e 850 metri di dislivello, in poco più di 3 ore abbiamo raggiunto Prato. La visita finale al Cavalciotto sul Bisenzio ha poi coronato un weekend memorabile.

Il percorso "La via della lana e della Seta" è veramente segnato benissimo grazie a segnavia rossi e bianchi ed è veramente quasi impossibile perdersi. Lo raccomando vivamente, di nuovo sia ad amanti del trekking che a Trail runners che devono prepararsi e allenarsi per uno dei tanti bellissimi trail della zona.

giovedì 18 ottobre 2018

Ottobre 2018 - Moderatore a speech motivazionale di Tamara Lunger



Ho avulto l'immeso piacere di moderare  uno speech motivazionale tenuto da tamara Lunger lunedì 15 ottobre a Torino.



Di seguito la scaletta indicativa, alcune foto e il link alla prima parte della serata durante la quale mi sono presentato: https://www.youtube.com/watch?v=35tWoz0dGV0&sns=em 




venerdì 7 settembre 2018

UTMB fino all'ultimo respiro









Mi chiamo Max Marta. Ho 54 anni. E sono affetto da una grave forma di dipendenza. Sono UTMB-dipendente da oltre 10 anni. Ogni maledetto agosto, mi ritrovo a Chamonix. E penso “dall’anno prossimo cambio vita”. Ma so già che sto mentendo a me stesso. Ogni anno ripeto gli stessi gesti con studiata pignoleria. Arrivo e mi metto in fila - quasi sempre sotto la pioggia – assieme ad altre centinaia di persone per ritirare il pettorale di una delle gare che fanno parte di questo incredibile Festival dell’Ultra Trail. Ogni anno gli stessi luoghi, gli stessi rituali, la stessa fila. In questi 10 anni ho visto questa fila allungarsi sempre di più. Ogni anno sempre più gente che preme per entrare. E tutti hanno gli stessi miei occhi spiritati, le stesse mie mani sudate. Non importa se sono cinesi, argentini, australiani, nepalesi. Tutti in questa fila sono identici a me. Tutti con lo zainetto in spalla e il materiale obbligatorio nel borsone. Tutti con un unico pensiero in testa: la loro gara. Loro, come me, sono qui a mendicare la loro razione di sentiero attorno al Monte Bianco.

Non m’importa che si tratti della full-version UTMB (che ho chiuso nel 2016, dopo le versione ridotte per mal tempo del 2010 e del 2012) della TDS (che ho concluso nel 2014), della CCC (finisher nel 2008 e 2017) o – come in questo caso – della OCC 2018 (per il poker)… Mi basta sapere che anche questanno sono qui. Mi basta sapere che ho un pettorale da mettere e uno zaino da preparare. Mi basta sapere che anche quest’anno posso respirare questa atmosfera pazzesca e unica. Attorniato da una folla di uomini e donne il cui unico obiettivo per un lungo fine settimana sarà solo quello di correre, camminare, trascinarsi stremati ai piedi della grande montagna. Uomini e donne che sfideranno sé stessi in una lunghissima cavalcata attraverso boschi e sentieri, scavalleranno frontiere, si arrampicheranno su cime battute dal vento o piene di neve, combattendo contro fatica, sonno, caldo, il freddo e ogni tipo d’intemperie. Tutti con un unico sogno in testa: arrivare a Chamonix.

Non m’importa se conosco ogni centimetro di questo sentiero (non riuscirei nemmeno a elencare quante volte l’ho percorso in gara, in allenamento, per accompagnare amici o semplicemente per starmene un po’ da solo). Non mi chiedo nemmeno più se nevicherà come nel 2010 o se farà caldo tropicale come nel 2016. Ma so che anche questa volta lo stupore e la meraviglia saranno le stesse della prima volta. Perché ogni volta UTMB è emozione allo stato puro. E quest’anno non fa eccezione.
Lo capisco quando stringo tra le mani questo nuovo pettorale numero 11073.


Lo capisco alle 4.00 di notte quando mi ritrovo assieme a centinaia di altri runners pronto per partire verso Orsières dov’è situata la partenza della OCC. La potenza logistica di UTMB si vede anche qui: in questa interminabile fila di autobus che ci porteranno in Svizzera. Quanti sono? Provo a contarli, ma è inutile: sono troppi. Cerco di tirare fuori il foglietto della mia prenotazione, ma non c’è tempo. In un secondo sono già dentro l’autobus, che si riempe in pochi minuti e parte veloce. Sull’autobus c’è il silenzio più assoluto. Eppure se guardo bene nessuno dorme. C’è chi ripassa il percorso. Chi controlla se la frontale funziona. Chi svuota lo zainetto. Chi mangia in continuazione. Non importa quante volte hai già fatto questa gara: l’emozione è sempre lì, a tenerti compagnia senza lasciarti dormire.

Arrivo a Orsières. Mi butto in mezzo alla folla della partenza, stanco per il viaggio, ma felice e pronto per questa nuova avventura. Sì perché le gare di UTMB non sono solo un trail: sono un vero e proprio viaggio interiore. Un viaggio nelle proprie paure e debolezze, Un viaggio in cui ci si perde nella fatica e ci si ritrova nei sorrisi di chi sta soffrendo come te. Chi ti vede col pettorale ti augura “bon courage”, ti abbraccia, ti sorride. Tutti sono lì a sostenerti, ad incitarti. E io so già che nel corso del sentiero troverò anziane signore che suonano la fisarmonica per i runners stremati, imperturbabili suonatori di corno svizzero che attenderanno il passaggio anche dell’ultimo concorrente e una serie infinita di tifosi con campane da mucca e trombette di ogni genere arrampicati nei punti più impervi ed inaccessibili del percorso.
Perché UTMB è proprio questo: una festa collettiva che unisce nell’arco di tre nazioni atleti professionisti, runners comuni e migliaia di tifosi.






UTMB altro non è che la versione 2.0 di quello che nel dopoguerra fu il Giro d’Italia o il Tour de France.  Chi è qui, è sui sentieri a fare il tifo. Chi invece è dovuto rimanere a casa e ha un parente, un amico, un conoscente in gara è perennemente connesso al pc. Ho trovato mamme di amici che sapevano a memoria i cancelli orari e citavano i passaggi in successione: La Fouly, Champex, Trient, Vallorcine, La Flegere… Un po’ come una volta si citavano i grandi passi dove sarebbero transitati i ciclisti. Qui – come negli anni gloriosi del Giro – il pubblico è ai bordi del sentiero a tifare per i grandi campioni come Killian Jornet, Zach Miller, Caroline Chaverot. O per meglio dire come Xavier Thevernard e Francesca Canepa, i vincitori di quest’anno. Ma soprattutto il pubblico è qui per sostenere un fratello, una fidanzata, un papà, una zia che corre. E non importa a che ora arriveranno: loro staranno lì ad aspettarli al freddo, sotto la pioggia per ore. Li riconosci sempre i team di amici e familiari, pronti ad inseguire i loro cari lungo tutto il percorso, saltando sulle navette dell’organizzazione appena il loro “eroe” è passato. Pronti per andare al prossimo ristoro dove rimarranno per altre ore ad aspettarlo. E così fino all’arrivo quando finalmente anche loro scavalcheranno le transenne e correranno al traguardo di Chamonix abbracciati al loro “eroe”. Bisognerebbe dare loro una medaglia: senza di loro i ritirati sarebbero molti, molti di più.

Già i ritirati o DNF come li chiamano le classifiche. Ci sono i grandi campioni che partono troppo veloci e poi li ritrovi barcollanti che non ce la fanno più. Ci sono quelli che si infortunano. Ma ci sono soprattutto le centinaia di “ultimi” in lotta con i cancelli orari. Sono stremati dal gelo della notte, infreddoliti dalla pioggia e dalla neve, fiaccati dai dolori allucinanti alle gambe. Eppure non si fermano. Arrivano al check point a testa bassa e anche se mancano pochi minuti alla chiusura del cancello, vanno avanti. I volontari ei dottori dell’organizzazione bloccano quelli messi peggio. E cercano di convincere gli altri a non proseguire, Sanno bene che non ce la possono fare perché è troppo tardi, perché  troppo stanchi e mancano ancora troppi chilometri. Ma loro non li ascoltano e ripartono lo stesso. Perché se sei qui vuol dire che hai passato gli ultimi anni della tua vita ad allenarti per questo. E non vuoi, non puoi mollare proprio adesso. Malgrado tu stesso sappia che non ce la farai a prendere il prossimo cancello. Bisognerebbe dare anche a questi DNF una medaglia: perché la loro tenacia è davvero unica.







Mi chiamo Max Marta. Ho 54 anni. E sono 10 anni che sono UTMB-dipendente.
Quest’anno sono arrivato al traguardo di Chamonix ancora una volta. Per tante volte ho percorso quel  ultimo chilometro, dove il tifo è assordante e il cuore scoppia di gioia. In questi 10 anni l’emozione non è cambiata anzi! semmai è aumentata. E quando vedo l’arco del traguardo, posso concedermi il lusso di essere felice come un bambino la notte di natale. Dopo quell’arco c’è una smanicata con la scritta finisher e una lattina di birra che mi aspetta e che – come tradizione – mi scolerò tutto d’un fiato sui gradini della chiesa di Chamonix per celebrare questo nuovo traguardo. Mi chiamo Max Marta. Ho 54 anni. E grazie a Dio sono 10 anni che corro l’UTMB.












Per tutte le foto_all photos Credit and Copyright: © UTMB® - photo : Franck Oddoux



martedì 28 agosto 2018

Il Mountain Festival 2018, i bivacchi e il Pinnacle Project


Definizione di Bivacco della Treccani: piccola costruzione in legno e lamiera con tetto a forma semicircolare o ellittica, fornito di posti letto e di materiale per il pernottamento fino a un massimo di 10 alpinisti, situato in genere all’attacco di impegnativi itinerarî di ascensioni.


Bivacco Zeni


Anche quest’anno non ho resistito alla tentazione di partecipare al Mountain Festival organizzato da The North Face (TNF). L’evento, dopo esser stato ospitato per due anni in territorio svizzero, per la prima volta si è svolto in Italia dal 27 al 29 luglio 2018.

La location scelta è stata la splendida Val San Nicolò in Trentino, dove TNF – come ormai tradizione - ha radunato, insieme agli appassionati di ogni livello, i loro campioni  dando vita a una tre giorni di sport, dibattiti e festa. Il format dell’evento è quello che ho già descritto nelle mie precedenti partecipazioni, ovvero un weekend dove gli appassionati di sport di montagna possono ritrovarsi in un campeggio e fare attività come trail running, arrampicata, trekking, escursioni su ghiacciaio accompagnati dal gotha dei campioni del brand americano come Fernanda Maciel, Tamara Lunger, Hans Jorg Auer, David Lama, Simone Moro solo per citarne alcuni.

Sicuramente l’obiettivo di TNF nel realizzare progetti come questo è quello della promozione del marchio, ma anche quello di ribadire lo spirito sportivo dell’azienda sempre desiderosa di essere riconosciuta come un punto di riferimento dagli appassionati di montagna. Vanno in questo senso tutte anche le Communities “Never Stop Exploring” che ormai sono una costante nelle principali città europee come Londra, Milano, Berlino, Parigi, senza tralasciare Bolzano, Torino e Chamonix e che offrono programmi di allenamenti collettivi e gratuiti (!) nelle città indicate.

Al Mountain Festival, anche quest’anno la festa è stata garantita da una fitta serie di attività svolte a vari livelli per poter accogliere tanto i principianti, quanto i più arditi.
Facciamo degli esempi… Volete correre sui sentieri guidati da Fernanda Maciel? Perfetto: basta ritrovarsi al punto stabilito e via che si parte! Ma preparatevi: Fernanda non scherza per niente, nemmeno in questo tipo di allenamento.. quindi preparatevi a sudare! Volete arrampicare con un mito come la Ciavardini? Ottimo! Basta segnarsi nell’apposito corso di arrampicata! E poi la sera tutti assieme a ritrovarsi negli spazi comuni del campeggio multicolore per poter assistere a dibattiti e presentazioni. O per cenare con il fantastico menù organizzato dalla vicina Malga che ha fatto davvero la differenza in termini di qualità e quantità del cibo.

Ma quest’anno, a quanto detto sopra, si è aggiunto anche il lancio di un Progetto chiamato The Pinnacle Project, iniziativa che ha suscitato un’animata discussione nella comunità degli alpinisti. Riassumo brevemente per chi non se la fosse persa. E inizio usando le parole di TNF “Il Pinnacle Project, ospitato dal Bivacco Zeni, è frutto di una collaborazione con il SAT e nasce per condividere alcune tra le più straordinarie imprese compiute dai nostri atleti esponendo la Collezione di 8 capi che, messi all’asta, permetteranno di raccogliere proventi che verranno devoluti all’associazione alpina CAI e dunque restituiti alla montagna”.


Bivacco Iorio

In pratica, il bivacco ridipinto di rosso con logo del brand è stato allestito con schermi e gli 8 capi menzionati. Detta così poteva essere una lodevole e valida iniziativa, pur nel suo ovvio obiettivo commerciale di rendere sempre più appealing il marchio TNF. Ma purtroppo il bivacco è stato sottratto al suo uso “alpinistico” (ed è stato trovato chiuso da alcuni alpinisti intenzionati a passare lì la notte). E anche se come recita il comunicato di The North Face “Per tutta la restante durata dell’evento il bivacco è rimasto aperto e custodito 24 ore su 24 e supportato da un secondo punto di bivacco poco distante in grado di offrire riparo a climber ed escursionisti” la polemica su questa iniziativa alimentato un’accesa discussione che va interpretata con spirito di montagna volto a non peggiorare lo stato dei servizi a disposizione di chi va per montagne.

Io cosa ho fatto? Perché ho aspettato tanto per scrivere? Mi sono voluto documentare a modo mio di persona sullo stato e l’accessibilità dei bivacchi, per cui oltre a seguire la discussione di cui prima dicevo.ho calzato gli scarponi, ho messo la zaino in spalla e sono andando a visitare alcuni tra i più iconici bivacchi delle Alpi, iniziando proprio dal Bivacco Zeni. Per poi spostarmi nella mia amata Valdigne, dove ho visitato una serie di bivacchi al limite dei 3000m, che documento in queste foto.

11 agosto salita verso il Bivacco Hess (2958m), l’instabilità del canale di salita mi ha convinto a fermarmi a pochi metri, al col dell’Estelette;
12 agosto Bivacco Rainetto (3045m), piccolo ma valido per effettuare le due salite al Petit Mont Blanc e all’Aiguilles de Trelatete;
14 agosto Bivacco Pascal (2916m), meta di vari storici Trail e Ultra Trail e punto d’arrivo di un Vertical molto muscolare;
18 agosto Bivacco Fiorio (2735m) da dove si può raggiungere il Mont Dolent, punto d’incontro di tre stati: Italia, Francia e Svizzera.

Bivacco Rainetto

Come chiunque va per monti sa, il fine ultimo dell’esistenza dei bivacchi è quello di garantire il riparo e il rifugio agli alpinisti ed escursionisti. E questo non può e non deve mai essere impedito. Anzi! il valore di questi piccoli ripari deve essere sempre più valorizzato e garantito da parte di tutti.

Da Rovaniemi all'Iditarod, gli Ultra Trail Artici - Courmayeur - Maserati Lounge - 16 agosto 2018, ore 21:15




Piacevolissima serata a Courmayeur con tante persone intervenute alla presentazione. Il video integrale può essere rivisto sul sito Facebook di Courmayeur al link riportato qui


Su YouTube, al link riportato qui, è invece visibile l'introduzione fatta dal giornalista, direttore dell'Ansa in Valle d'Aosta, Enrico Marcoz.











mercoledì 1 agosto 2018

A chat in Val San Nicolò with Hans-Jörg Auer: It's easier to become a good climber than an old one.





On July 28th, in the Dolomites region, during the The North Face Mountain Festival, I had the honour to exchange ideas and gather info on both the latest achievements and the way to approach alpinism of a great Austrian athlete: Hans-Jörg Auer.






After a big achievement, you have to wait a bit of time to realise how good was it.

It's easier to become a good climber than an old one.




Question 1.)    Hi Hans Joerg, well you just got back from another amazing, wild, brutal expedition, the Summit the Lupghar Sar West, on the region of Karakorum, in Pakistan. Please can you tell us about this?

HJA Last 4 years I have been looking for new adventures and I found this Project Lupghar Sar west face - Karakorum. I always checked this mountain for a sort of Project, but the right moment never arrived. Then this year, this spring it happened, I planned to go with my friend Alex Bluemel, but he had to stop because he didn't feel 100% well.

Question 2.)    In realizing such a "wild" expedition, in a place that is really unknown, which are the most important things to take into account? How was it? Satisfied about the results?
HJA At the end I'm really happy. Everything run smoothly: I was there for four and a half weeks. It's totally different than to climb in a team, you are even more exposed in high altitude.


Question 3.)    How do you handle your fears in this situations? I have been this winter in Alaska and I had such a powerful experience in finding myself in such remote and desolated land. What were your feeling in pushing the summit of the Lupghar Sar West?

HJA Yes, when you are solo you are more exposed, but you move light and fast and you feel even stronger. There is nobody else around. This kind of experience opens even more possibilities for me for the future.


Question 4.)    You have done some extraordinary expeditions: which one is the most important for you? And which the most thrilling one?
HJA I think that in your life you don't have 30-40 highlights, highlights are rare, I have had just few highlights. I'm not comparing this with that amongst expeditions. Every expedition has got something. I have done few and each had its own feelings. However, Fish (Marmolada) solo, maybe the best. Also a few I did with my brother were really impressive. Third, of course the Lupghar Sar, but I need to wait: after a big achievement, you have to wait a bit of time to realise how good was it.


Question 5.)    Changing topic completely, alpinism has become for some aspects an "high profitable business". You can see thousands of people trying to summit the Everest even if they are not prepared… You on the other side have devoted your entire life to study and train yourself on the mountains. What are your thoughts about this situation?

HJA For me this is a different discipline. Now, as of today, we have more than 30 climbers on top of K2. But the same people on a 6000 or 7000meters without fixed ropes or oxygen mask would have no chances.
Some people like the first, some people like the second. Nobody has got the right to judge, just because I'm now a strong climber I do not have the right to judge.
They can do what they want, everybody is free, who am I to tell people what they have to do? I'm not in a position to judge.


Question 6.) You were a teacher, you wrote books, how your academic background is of help in preparing and communicating to the vast audience your adventures?

HJA I like the work behind climbing. I like to write things about expeditions, I like to study a lot, writing my stories, writing about mountains. I'm reflecting a lot.
It's important to know the past. Nowadays young generation, young climbers are focused more on difficulties, instead they should understand the achievements of the past.
A Young climber doesn't know about the achievements of Reinhold Messner and this is wrong.


Question 7.) Are you still inspired by someone or by a specific recent event?

HJA Yes, a lot! I'm not defining this game as "new". It's very old. We have better weather forecast. We can fly easier to Karakorum. We have more information, we have contacts everywhere.
But the achievement of them are still amazing, what I want to explain is that achievements of old climbers ae really impressive. Anyway, I'm trying to follow my way, my creativity , my passion.


Question 8.a.) Last year we experienced two extreme events like Alex Honnold Climbing Yosemite's El Capitan solo (i.e. Without a Rope) and Adam Ondra climbing the first 9c ever in Flatanger-Norway. How can these events influence the future of climbing? What's your feeling?

HJA It's incredible, you know. If you believe that in Climbing or in Alpinism the top level is achieved you are totally wrong! There will always be achievements that were not imaginable before

Question 8.b.) You didn't say "crazy" You didn't use this word.
HJA If you play honest it's not "crazy". Did I take risk? Yes, I took risk. Maybe I went some steps further than others, but that's all. For me it's still very important to have fun when I go out.
Then you know, it's easier to become a good climber than an old one.


Question 9.) What will be your next adventure?

HJA I'm thinking about opening a new route on Marmolada. I want to focus on climbing.

venerdì 13 luglio 2018

Celtic Trail, UTVdD - domenica 8 luglio 2018







C'è sempre un'emozione particolare nel correre la prima edizione di un trail. Prima di tutto perché non sai assolutamente nulla del percorso: non c'è infatti l'amico che ti dice "io l'ho fatto!" e via che ti elenca tutti i dettagli. Non puoi contare neppure sulle poche informazioni che hai perché i numeri relativi ai chilometri e al dislivello infatti raccontano poco di come sarà la gara. Un trail di 25km con 1500 metri di dislivello positivo potrebbe essere molto corribile con sentieri larghi e nessuna difficoltà tecnica. O viceversa avere tratti esposti con salite e discese molto tecniche così da far risultare le due gare, che sulla carta sembravano all'inizio simili, completamente diverse.
Ma la prima edizione di un trail è sempre un'emozione anche perchè magari ci sarà qualche "inghippo": ad esempio l'organizzazione potrebbe fatto male i calcoli dei rifornimenti ai ristori o il balissaggio non potrebbe non essere perfetto o i chilometri finali potrebbero essere diversi da quanto indicato. E qui, a far superare tutti i problemi che potrebbero insorgere, dovrebbe intervenire lo "spirito trail" dei partecipanti  – ovvero quel mix unico di esperienza, rispetto dell'ambiente, fair play e solidarietà unita alla capacità di resistere e di divertirsi (malgrado la fatica disumana!).
Pensavo a tutto questo domenica 8 Luglio quando stavo allegramente correndo la prima edizione del Celtic Trail, https://www.ultratrailviadeglidei.com/celtictrail,  l'ultimo nato nella famiglia della UTVdD  Ultra Trail Via degli Dei https://www.ultratrailviadeglidei.com/ E pensavo soprattutto al fatto che ho tenuto a battesimo tutti e tre i trail che il team ha inaugurato negli ultimi anni (Ultra Trail Via degli Dei, Trail della Flaminia Militare e infine questo Celtic Trail). E gli organizzatori riescono sempre a stupirmi per la loro bravura e per la loro straordinaria capacità di valorizzare il loro territorio raccontando la storia millenaria dei loro sentieri.
Il Celtic trail non fa eccezione come avrete già capito dal nome. Anzi questa volta gli organizzatori si sono davvero superati da questo punto di vista, posizionando la partenza all'interno dell'area archeologica del Monte Bibele http://www.montebibele.eu/it/home e facendo passare i primi chilometri proprio in mezzo ai resti di un antichissimo villaggio abitato da etruschi e celti. Anzi per sottolineare ancora di più questo aspetto, al posto del solito start hanno deciso di dare la partenza al suono di un corno celtico grazie al soggetto che potete vedere assieme a me nella foto.
A livello di percorso dobbiamo dire che i primi 20km sono molto corribili grazie ad un bellissimo giro ad anello che passa attraverso sentieri immersi nei boschi e crinali delle colline da cui si apre un meraviglioso panorama. Arrivati nel pressi di Bisano (20km circa) c'è un punto acqua dell'organizzazione. Rido e scherzo con i volontari perché oggi il mio obiettivo è quello di godermi questi panorami e l'accoglienza unica delle persone di questa vallata. Parto dal ristoro felice, mangiando una buonissima pesca (la frutta fresca trovata ai ristori è un altro dei punti di eccellenza di questo trail). Sorrido perché guardando la mappa del percorso che ho nel pettorale vedo che il prossimo ristoro è tra meno di 4km. Ma che esagerati!!! Penso.
E mentre sorrido mi trovo davanti ad una salita all'inizio impegnativa, poi difficile e che dopo alcuni metri si trasforma praticamente in un muro verticale. L'avevano detto al briefing che la gara si sarebbe decisa dopo il 20esimo chilometro. Ma non mi ero preoccupato: dicono sempre così. E invece questa volta quello che fino a pochi metri prima era un placido e facile trail collinare si trasforma in una specie di gara d'abilità di quelle che si vedono in tv. Alzo gli occhi: il sentiero è diventato una implacabile salita in linea retta che arriva alla sommità di un colle. Oltre ad essere ripida, dritta la salita è fatta di rocce lisce che la rendono più simile a una falesia che non ad un sentiero trail... insomma che bellezza! Adesso sì che ci si diverte.
Passo il primo colle e il sentiero si fa un po' pianeggiante. Ma è solo per pochi metri: ecco una salita identica a quella di prima liscia, verticale, cattiva. E si va avanti così fino a quando trovo la discesa: scivolosa per la polvere, ripida e cattiva anche lei. Insomma i 4kmn tra un ristoro e l'altro sono davvero il momento in cui la gara cambia volto!







Passato il ristoro del 24km (che è il monte Bibele dove siamo partiti) il percorso ritorna ad essere "umano" con un paio di belle salite che portano alle pendici del Monte delle Formiche e che poi deviano verso l'arrivo situato a Monterenzio, nel bosco dove si sta tenendo il Festival della Cultura Celtica "I fuochi di Taranis" http://www.monterenzioceltica.it
E indovinate? Al posto della medaglia mi danno un bellissimo corno di coccio (tipico bicchiere celtico) riempito di birra ghiacciata.
In sintesi anche questa prima edizione del Celtic Trail è stato un vero successo: balissaggio perfetto, percorso molto divertente con pezzi molto corribili alternati a passaggi tecnici. Ristori collocati strategicamente (quei 4km non erano poi pochi vista la difficoltà di quel tratto) e "terzo tempo" unico con uno dei migliori pasta party a cui abbia mai partecipato. Organizzazione impeccabile.
Risultati: circa ottanta gli atleti in gara. Matteo Moncelli, vince con il tempo di 4:00:45. Secondo Roberto Brigo (4:10:07). Terzo Massimiliano Paoli (4:13:35). In campo femminile vince Francesca Muzzi, 4:15:58 che oltre alla vittoria gli vale il quarto posto nella classifica assoluta. Seconda Giulia Brigo, (4:26:34) e terza Chiara Angeli (4:38:28)