martedì 28 agosto 2018

Il Mountain Festival 2018, i bivacchi e il Pinnacle Project


Definizione di Bivacco della Treccani: piccola costruzione in legno e lamiera con tetto a forma semicircolare o ellittica, fornito di posti letto e di materiale per il pernottamento fino a un massimo di 10 alpinisti, situato in genere all’attacco di impegnativi itinerarî di ascensioni.


Bivacco Zeni


Anche quest’anno non ho resistito alla tentazione di partecipare al Mountain Festival organizzato da The North Face (TNF). L’evento, dopo esser stato ospitato per due anni in territorio svizzero, per la prima volta si è svolto in Italia dal 27 al 29 luglio 2018.

La location scelta è stata la splendida Val San Nicolò in Trentino, dove TNF – come ormai tradizione - ha radunato, insieme agli appassionati di ogni livello, i loro campioni  dando vita a una tre giorni di sport, dibattiti e festa. Il format dell’evento è quello che ho già descritto nelle mie precedenti partecipazioni, ovvero un weekend dove gli appassionati di sport di montagna possono ritrovarsi in un campeggio e fare attività come trail running, arrampicata, trekking, escursioni su ghiacciaio accompagnati dal gotha dei campioni del brand americano come Fernanda Maciel, Tamara Lunger, Hans Jorg Auer, David Lama, Simone Moro solo per citarne alcuni.

Sicuramente l’obiettivo di TNF nel realizzare progetti come questo è quello della promozione del marchio, ma anche quello di ribadire lo spirito sportivo dell’azienda sempre desiderosa di essere riconosciuta come un punto di riferimento dagli appassionati di montagna. Vanno in questo senso tutte anche le Communities “Never Stop Exploring” che ormai sono una costante nelle principali città europee come Londra, Milano, Berlino, Parigi, senza tralasciare Bolzano, Torino e Chamonix e che offrono programmi di allenamenti collettivi e gratuiti (!) nelle città indicate.

Al Mountain Festival, anche quest’anno la festa è stata garantita da una fitta serie di attività svolte a vari livelli per poter accogliere tanto i principianti, quanto i più arditi.
Facciamo degli esempi… Volete correre sui sentieri guidati da Fernanda Maciel? Perfetto: basta ritrovarsi al punto stabilito e via che si parte! Ma preparatevi: Fernanda non scherza per niente, nemmeno in questo tipo di allenamento.. quindi preparatevi a sudare! Volete arrampicare con un mito come la Ciavardini? Ottimo! Basta segnarsi nell’apposito corso di arrampicata! E poi la sera tutti assieme a ritrovarsi negli spazi comuni del campeggio multicolore per poter assistere a dibattiti e presentazioni. O per cenare con il fantastico menù organizzato dalla vicina Malga che ha fatto davvero la differenza in termini di qualità e quantità del cibo.

Ma quest’anno, a quanto detto sopra, si è aggiunto anche il lancio di un Progetto chiamato The Pinnacle Project, iniziativa che ha suscitato un’animata discussione nella comunità degli alpinisti. Riassumo brevemente per chi non se la fosse persa. E inizio usando le parole di TNF “Il Pinnacle Project, ospitato dal Bivacco Zeni, è frutto di una collaborazione con il SAT e nasce per condividere alcune tra le più straordinarie imprese compiute dai nostri atleti esponendo la Collezione di 8 capi che, messi all’asta, permetteranno di raccogliere proventi che verranno devoluti all’associazione alpina CAI e dunque restituiti alla montagna”.


Bivacco Iorio

In pratica, il bivacco ridipinto di rosso con logo del brand è stato allestito con schermi e gli 8 capi menzionati. Detta così poteva essere una lodevole e valida iniziativa, pur nel suo ovvio obiettivo commerciale di rendere sempre più appealing il marchio TNF. Ma purtroppo il bivacco è stato sottratto al suo uso “alpinistico” (ed è stato trovato chiuso da alcuni alpinisti intenzionati a passare lì la notte). E anche se come recita il comunicato di The North Face “Per tutta la restante durata dell’evento il bivacco è rimasto aperto e custodito 24 ore su 24 e supportato da un secondo punto di bivacco poco distante in grado di offrire riparo a climber ed escursionisti” la polemica su questa iniziativa alimentato un’accesa discussione che va interpretata con spirito di montagna volto a non peggiorare lo stato dei servizi a disposizione di chi va per montagne.

Io cosa ho fatto? Perché ho aspettato tanto per scrivere? Mi sono voluto documentare a modo mio di persona sullo stato e l’accessibilità dei bivacchi, per cui oltre a seguire la discussione di cui prima dicevo.ho calzato gli scarponi, ho messo la zaino in spalla e sono andando a visitare alcuni tra i più iconici bivacchi delle Alpi, iniziando proprio dal Bivacco Zeni. Per poi spostarmi nella mia amata Valdigne, dove ho visitato una serie di bivacchi al limite dei 3000m, che documento in queste foto.

11 agosto salita verso il Bivacco Hess (2958m), l’instabilità del canale di salita mi ha convinto a fermarmi a pochi metri, al col dell’Estelette;
12 agosto Bivacco Rainetto (3045m), piccolo ma valido per effettuare le due salite al Petit Mont Blanc e all’Aiguilles de Trelatete;
14 agosto Bivacco Pascal (2916m), meta di vari storici Trail e Ultra Trail e punto d’arrivo di un Vertical molto muscolare;
18 agosto Bivacco Fiorio (2735m) da dove si può raggiungere il Mont Dolent, punto d’incontro di tre stati: Italia, Francia e Svizzera.

Bivacco Rainetto

Come chiunque va per monti sa, il fine ultimo dell’esistenza dei bivacchi è quello di garantire il riparo e il rifugio agli alpinisti ed escursionisti. E questo non può e non deve mai essere impedito. Anzi! il valore di questi piccoli ripari deve essere sempre più valorizzato e garantito da parte di tutti.

Da Rovaniemi all'Iditarod, gli Ultra Trail Artici - Courmayeur - Maserati Lounge - 16 agosto 2018, ore 21:15




Piacevolissima serata a Courmayeur con tante persone intervenute alla presentazione. Il video integrale può essere rivisto sul sito Facebook di Courmayeur al link riportato qui


Su YouTube, al link riportato qui, è invece visibile l'introduzione fatta dal giornalista, direttore dell'Ansa in Valle d'Aosta, Enrico Marcoz.











mercoledì 1 agosto 2018

A chat in Val San Nicolò with Hans-Jörg Auer: It's easier to become a good climber than an old one.





On July 28th, in the Dolomites region, during the The North Face Mountain Festival, I had the honour to exchange ideas and gather info on both the latest achievements and the way to approach alpinism of a great Austrian athlete: Hans-Jörg Auer.






After a big achievement, you have to wait a bit of time to realise how good was it.

It's easier to become a good climber than an old one.




Question 1.)    Hi Hans Joerg, well you just got back from another amazing, wild, brutal expedition, the Summit the Lupghar Sar West, on the region of Karakorum, in Pakistan. Please can you tell us about this?

HJA Last 4 years I have been looking for new adventures and I found this Project Lupghar Sar west face - Karakorum. I always checked this mountain for a sort of Project, but the right moment never arrived. Then this year, this spring it happened, I planned to go with my friend Alex Bluemel, but he had to stop because he didn't feel 100% well.

Question 2.)    In realizing such a "wild" expedition, in a place that is really unknown, which are the most important things to take into account? How was it? Satisfied about the results?
HJA At the end I'm really happy. Everything run smoothly: I was there for four and a half weeks. It's totally different than to climb in a team, you are even more exposed in high altitude.


Question 3.)    How do you handle your fears in this situations? I have been this winter in Alaska and I had such a powerful experience in finding myself in such remote and desolated land. What were your feeling in pushing the summit of the Lupghar Sar West?

HJA Yes, when you are solo you are more exposed, but you move light and fast and you feel even stronger. There is nobody else around. This kind of experience opens even more possibilities for me for the future.


Question 4.)    You have done some extraordinary expeditions: which one is the most important for you? And which the most thrilling one?
HJA I think that in your life you don't have 30-40 highlights, highlights are rare, I have had just few highlights. I'm not comparing this with that amongst expeditions. Every expedition has got something. I have done few and each had its own feelings. However, Fish (Marmolada) solo, maybe the best. Also a few I did with my brother were really impressive. Third, of course the Lupghar Sar, but I need to wait: after a big achievement, you have to wait a bit of time to realise how good was it.


Question 5.)    Changing topic completely, alpinism has become for some aspects an "high profitable business". You can see thousands of people trying to summit the Everest even if they are not prepared… You on the other side have devoted your entire life to study and train yourself on the mountains. What are your thoughts about this situation?

HJA For me this is a different discipline. Now, as of today, we have more than 30 climbers on top of K2. But the same people on a 6000 or 7000meters without fixed ropes or oxygen mask would have no chances.
Some people like the first, some people like the second. Nobody has got the right to judge, just because I'm now a strong climber I do not have the right to judge.
They can do what they want, everybody is free, who am I to tell people what they have to do? I'm not in a position to judge.


Question 6.) You were a teacher, you wrote books, how your academic background is of help in preparing and communicating to the vast audience your adventures?

HJA I like the work behind climbing. I like to write things about expeditions, I like to study a lot, writing my stories, writing about mountains. I'm reflecting a lot.
It's important to know the past. Nowadays young generation, young climbers are focused more on difficulties, instead they should understand the achievements of the past.
A Young climber doesn't know about the achievements of Reinhold Messner and this is wrong.


Question 7.) Are you still inspired by someone or by a specific recent event?

HJA Yes, a lot! I'm not defining this game as "new". It's very old. We have better weather forecast. We can fly easier to Karakorum. We have more information, we have contacts everywhere.
But the achievement of them are still amazing, what I want to explain is that achievements of old climbers ae really impressive. Anyway, I'm trying to follow my way, my creativity , my passion.


Question 8.a.) Last year we experienced two extreme events like Alex Honnold Climbing Yosemite's El Capitan solo (i.e. Without a Rope) and Adam Ondra climbing the first 9c ever in Flatanger-Norway. How can these events influence the future of climbing? What's your feeling?

HJA It's incredible, you know. If you believe that in Climbing or in Alpinism the top level is achieved you are totally wrong! There will always be achievements that were not imaginable before

Question 8.b.) You didn't say "crazy" You didn't use this word.
HJA If you play honest it's not "crazy". Did I take risk? Yes, I took risk. Maybe I went some steps further than others, but that's all. For me it's still very important to have fun when I go out.
Then you know, it's easier to become a good climber than an old one.


Question 9.) What will be your next adventure?

HJA I'm thinking about opening a new route on Marmolada. I want to focus on climbing.