giovedì 31 agosto 2017

Intervista a Tom Randall (atleta Wild Country) dei Wide Boyz






In occasione dell’edizione 2017 di Rock Master, in programma dal 24 al 27 agosto ad Arco di Trento, Wild Country ha portato con sé un ospite esclusivo: Tom Randall, uno dei climber più forti ed ecclettici del Regno Unito. Tom forma, insieme all’amico Pete Whittaker, il duo Wide Boyz, famoso per la pratica dell'arrampicata a incastro. Tom e Pete non sono solo esperti di queste tecniche, sono dei veri coach: organizzano infatti numerosi tour, per il momento solo nel Regno Unito, per diffondere e insegnare i segreti di questa disciplina. Incastri di mano, di piedi, di braccia, di gambe e di dita per salire una fessura: fatica e dolore, ma anche impegno, dedizione e amore per l’arrampicata.

Personalmente, ho avuto la possibilità di intervistarlo e riporto sotto il risultato:



  1. First, let's warm-up. Could you please tell us briefly using your own words who are you, where are you from and most important how, where and with whom you started climbing?
    TOM: My name is Tom Randall and I'm a 37yr old professional rock climber. I say I'm "professional" but I think the reality is that this is a mixture of both athlete and coach as I really enjoy both of these disciplines. I'm from South Africa originally, but I've lived in the UK for the last 30yrs and have a wife and two children. I started climbing 18yrs ago whilst taking part in a fun competition at school - I did better than I expected, so it seemed fun! 
     
  2. Is your cracking climbing technique invented and develiped by you, or at the beginning were you inpired by someone or by a specific event?
    TOM: I certainly didn't invent crack climbing - as far as I am aware it has been around for at least 100yrs?? It's actually a very old form of traditional climbing and one that has been used for a long time. Where I differ is that I take modern training techniques and sports science knowledge to apply it to an "ancient craft" :-)
     
  3. Which were the first reaction of the traditional  climbing community? Is it now commonly appreciated? Are you feeling a growing curiosity?
    TOM: About 10 yrs ago a lot of people thought that crack climbing was quite unusual and something that only the weird climbers would really be motivated by. My friends thought I was strange in that I wanted to always try more and more hard crack routes, but with time (and me and my climbing partner doing some world-famous hard routes) people started to see that it was something that was cool! These last few years, I can see a lot of momentum behind crack climbing and lots of people ask me questions and want to train more.
  4. How can the crack climbing techniques evolve further?
    TOM: I'm not sure the techniques can evolve any further, but the physical training can improve. It's always a case of working harder, working more constantly and starting at a younger age!
  5. For not yet climbing people at home, how painful is it? Did you have injuries? Do you use protections for your hands?
    TOM: In my opinion it's about as painful as minor tooth ache. It can be a bit annoying in the moment, but once you numb up a little it's all good fun! No.... sorry..... I joke. Seriously, it's actually not that bad once you have good technique. Yes I have got injured but it's often because I didn't stop when I have a little problem. Normally we tape up our hands to protect them.
     
  6. Personally, I feel a higher degree of security with crack climbing. Can you comment on it?
    TOM: I think this comes down to personal experience - I've met many people who would say the exact opposite. You and I feel comfortable on cracks.... others much prefer to face climb. It's all a matter of taste and experience I think?
  7. This year we experienced two extreme events like Alex Honnold Climbing Yosemite's El Capitan solo (i.e. Without a Rope) and Adam Ondra climbing the first 9c ever in Flatanger-Norway. How can these events influence the future of climbing? What’s your feeling?TOM: In my opinion these events are not extreme at all. They simple reflect the margins of current standards and show how the sport is evolving. What is today's "extreme" with be the next decade's "normal" so I try to not get too carried away by it. It's inspiring to see people push hard, work hard, make little differences in the path to achieving their aims and I think we can all do the same in our lives. Much that we like to think we have super heroes, we are all capable if we let ourselves truly commit, with little thought of the sacrifices.


mercoledì 23 agosto 2017

Aspettando la CCC-UTMB 2017 - 5 giorni con le Guide di Chamonix


Primo giorno alla falesia di Servoz


Secondo giorno tecnica su ghiacciaio al Grand Montets



Terzo giorno Arrete des Crochues



Quarto giorno via di misto roccia e ghiaccio. Discesa dall'Arrete de l'Aiguille du Midi e salita a P.te Lachenal. A seguire tecnica di recupero da crepaccio





Quinto giorno salita all'Aiguille de l'Index


E in sintesi.....



venerdì 28 luglio 2017

Ultra Marathon du Fallere (UMF) e Tour du Falllere (TMF): sabato 22 luglio 2017





CreditoFoto Joel Vierin e Alessandro Ghia

Non c’è dubbio: la prima edizione del Ultra Marathon du Fallere (UMF) http://www.rifugiomontfallere.it/wordpress/  è stato un successo e i numeri sono lì a testimoniarlo: 80 i partenti nella prima gara (la versione ultramarathon di 56km con 4600 metri di dislivello positivo) e 170 i trailers che si sono dati battaglia sui sentieri del TMF (34 km con 2200 metri di dislivello positivo). Atleti di rango internazionale sui podi di entrambe le distanze: Jules-Henri Gabioud e Sonia Locatelli su gradino più altro del podio della lunga e l’infaticabile Lisa Borzani e Mathieu Brunod (il figlio del grande Bruno) che invece si aggiudicano la 34km.

Io ho deciso di partecipare alla gara corta, ma la distanza relativamente breve non deve trarre in inganno. Come quasi tutti i trail valdostani anche questo percorso è bello tosto!

La partenza a Saint Oyen è molto bella: con i primi 4,5 km  praticamente in piano in mezzo ai boschi che permettono di riscaldare bene le gambe prima della salita che porta prima al rifugio Chaligne http://www.chaligne.com/   (km 13 circa, dove c’è anche un accogliente ristoro). Dal rifugio parte la seconda salita verso Pointe Chaligne (2.607m) da cui si può godere di un panorama unico e le foto che vi allego danno l’idea. Dalla croce posta alla sommità della vetta infatti si possono ammirare alcune tra le più importanti vette valdostane: il Grand Combin, il Rutor, il Cervino, il Monte Rosa e la piana su cui sorge Aosta. La salita è impegnativa ma non troppo e  dopo la Punta c’è una bella discesa che si può correre a velocità sostenuta. Un piacevole traverso in leggera salita porta verso lo spettacolare Lago du Fallere e dopo pochi chilometri si giunge al Rifugio del Mont Fallere http://www.rifugiomontfallere.it /, dove un abbondante ristoro accoglie i trailers. In effetti, l'idea del Tour du Fallere nasce anche per promuovere le bellezze paesaggistiche di questa parte della Valle d’Aosta. Con questo trail - mi ha detto l’organizzatore Patrick Sacchetto  - si vuole dare un maggior impulso al turismo di questa parte della Val d’Aosta e in particolar modo si vuole cercare di incrementare la visibilità del meraviglioso percorso del Tour du Mont Fallere (TMF) sentiero sempre segnato perfettamente e che può essere percorso da tutti.



Dal rifugio Fallere si ricomincia a salire verso il Colle del Vertosan e qui la salita si fa decisamente più impegnativa con un bellissimo approccio alla vetta tra le rocce che impegnano le già stanche gambe del trail runner. Scavallato il Vertosan iniziano i quasi 10 km di lunghissima discesa per ritornare a Saint Oyen dove si trova il traguardo. All’inizio la discesa sulle rocce è abbastanza ripida e richiede una particolare attenzione, poi si ammorbidisce piano piano fino all’ultimo ristoro dove inizia una ampia strada bianca che consentono ai runners di buttarsi a perdifiato verso il traguardo.


All’arrivo gli atleti vengono accolti dalla voce inconfondibile di Silvano Gadin lo speaker per antonomasia delle più importante gare in montagna dal Tor des Geans al Mezzalama. E mi aspetta un eccellente pasta party a basse di polenta integrale, verdure e jambon tutti eccellenti prodotti locali. Gara davvero bella, organizzata in modo esemplare non solo nella parte agonistica ma anche nel cosiddetto “terzo tempo” con i tralers felicemente riuniti in un bellissimo pratone a farsi fare massaggi, mangiare gelato a km 0 o semplicement ad attendere la tradizionale (per chi corre i trail valdostani)  estrazione a sorte di numerosissimi premi (io ho vinto la bellissima maglietta del Rifugio Mont Fallere!) Insomma per questo nuovo trail sia per il percorso UTMF sia per il percorso TMF posssiamo dire: buona la prima!!



mercoledì 19 luglio 2017

Sabato 15 luglio 2017, caffè al Bivacco Gervasutti









Obiettivo raggiunto. Altre 4 persone incontrate tra salita discesa e condivisione di un buon caffè al Bivacco!

Bivacco con equipaggiamento da sogno e tanto di Personal Computer. Purtroppo, non andava il wi-fi. Preparato un buon caffè con la moka e lasciato una busta di minestrone liofilizzato per chi avrebbe passato lì la notte.