venerdì 3 dicembre 2021

Lo sport nel rapporto con i figli


Ho sempre pensato che lo sport fosse un fantastico mezzo per instaurare prima e per migliorare poi la comunicazione con i miei tre figli.

Abbiamo tutti e quattro in comune la passione per lo sci, ma poi le strade divergono in base alle inclinazioni di ciascuno di loro. Inclinazioni che, nell'ambito delle mie potenzialità, ho sempre voluto assecondare e che mi hanno lasciato ricordi indelebili. Con il più giovane, il "matematico", ricordo un Campus estivo di triathlon con il team ProPatria. Lui era all'epoca così piccolo, ma già con il suo bel tesseramento alla Fitrl (federazione italiana triatlon). Ricordo come se fosse ieri, quando attraversò la sala mensa e arrivato al tavolo dove mangiavamo noi allenatori, poggiò le mani sul mio braccio e mi disse: " papà tu sei il mio allenatore preferito!". Non aggiungo altro per l'enorme emozione che provo ancora oggi.

Con il secondo, lo "psicologo", ho passato interi giorni a bordo campo a guardare i suoi allenamenti di Rugby con l'ASR. Ricordo che erano giornate talmente fredde, a volte, che le mie avventure in Alaska sono fortemente ridimensionate. Ricordo poi la gioia delle trasferte in Italia e all'estero con la sua squadra e la vittoria al Trofeo Topolino Under 9.

Il più grande, il "banker", è più uno sportivo tutto tondo. Già Tedoforo alle Olimpiadi Invernali di Torino 2006, lui è runner, sciatore, ciclista e negli ultimi anni velista esperto.

Con lui ho vissuto l'esperienza unica per un genitore di partire accanto a lui, gomito a gomito, in un Campionato Italiano di Triathlon (sebbene in squadre diverse).  

Noi due ogni anno non ci facciamo mancare una sciata lungo la Vallee Blanche del Monte Bianco solo noi fino a Chamonix.

Questi pensieri su sport e il rapporto unico che lo sport instaura tra padri e figli,  nascono grazie agli amici della Garmin.

Sono loro che, in un certo senso, mi hanno obbligato a queste riflessioni con il loro invito alla cerimonia di premiazione dei Garmin Beat Yesterday Awards.

Loro usano definire i Beat Yesterday come la realizzazione di persone comuni che si mettono in gioco per assaporare l'essenza della vita attraverso l proprie passioni e i propri sogni.

Beat Yesterday non è essere più bravi o più forti di altri ma avere la volontà di scoprire chi si vuole essere veramente.

Il 2 dicembre a Milano sono state premiate 5 storie, 5 persone e le loro 5 sfide: Enrica e la sua UTMB, Wolfango e la sua pedalata fund-raising fino in Serbia, Domitilla neo-mamma e il suo Rally di motociclismo in Sardegna, Marco che con la sua barca di 9 metri ha veleggiato attraverso il Mediterraneo e infine, per la sezione OUTDOOR, Roberto Carnevali e Manu, papà e figlio che ho avuto la possibilità di conoscere da vicino e di trovare tante belle similitudini nei rapporti padre-figlio.

Prima della loro premiazione ci siamo fatti una bella chiacchierata a 4 seduti ad un tavolino dello Spazio Gessi a Milano. In 4 perché si è aggiunto un simpatico motociclista amante delle lunghe avventure in solitaria con la sua Enduro, una persona molto affabile e a suo agio nel clima disteso e simpatico che si era venuto a creare e che ci ha anche raccontato del suo viaggio da solo in moto in Islanda…..ops ho scoperto tardi che si trattava di Matteo Viviani, giornalista delle Iene, e che sarebbe stato poi tra i premiati sul palco. Ma a fine serata ho potuto scusarmi di non averlo riconosciuto (io non guardo per scelta la televisione da anni).


La storia di Roberto Carnevali è davvero emblematica e dovrebbe essere presa ad esempio da chi vuole instaurare un bel rapporto di comprensione e fiducia reciproca con i propri figli.

Roberto è un appassionato di montagna e ama i lunghi trekking in solitaria. Vivendo a Modena è un frequentatore assiduo del Monte Cimone e del Monte Cusna.

La sua grande sfida è stata quella di cercare di costruire un rapporto con suo figlio Manu affetto da un disturbo dello spettro autistico. Questa sua ricerca ha avuto come ambientazione la montagna e l'outdoor dove ha provato a condividere le sue passioni e le sua gioie - fino ad allora gestite ed assaporate individualmente - con suo figlio.

L'impresa sembrava davvero difficile ma il primo segnale è arrivato quando dalla cima di una montagna Manu ha osservato "papà guarda che bel panorama!".

Da lì è stato un susseguirsi di gite e di gioie a beneficio di un rapporto sempre più forte e di una comunicazione tra i due sempre più intima. Bellissimo quanto sottolineato da Matteo la Iena anche dal palco: chiedendo a Manu se avesse capito il motivo perché il papà lo volesse portare in montagna, Manu ha risposto "perché papà mi volesse portare non lo capivo all'inizio e non lo capisco ancora oggi, ma se lo dice papà è sicuramente una cosa bella"

Dalle parole di Roberto: "Quella di portare Manu in montagna è stato un tentativo, una follia, una prova empirica, un provare a vedere se in questo ambiente a me affine e che amavo molto, dove lui faceva fatica e che lo portava fuori dalla sua zona di confort, poteva nascere qualcosa. In effetti in questo ambiente che ci chiedeva tanto ci siamo trovati, ci siamo avvicinati e abbiamo ora un forte legame e una forte comunicazione".

Ora il prossimo step sarà veramente arduo, Matteo ha lanciato l'idea di un trekking tutti insieme e ci porterà a dormire in tenda in montagna!

Stay tuned!

domenica 5 settembre 2021

UTMB 2020/2021 New year same dream


Da pochi giorni è si chiusa la18esima edizione di UTMB. Ed è stata un’edizione "monster" che da una parte ha scacciato via gli incubi dell'annullamento causa  pandemia del 2020 e dall'altro ha sancito il passaggio dell'ultra trail più famoso al mondo ad una nuova fase di vita. 

Malgrado le incognite legate ai viaggi dovute alle necessarie misure di sicurezza messe in atto dai vari paesi per contrastare il Covid, i numeri di UTMB hanno di fatto sancito quella del 2021 come un’edizione record con quasi 9.000 corridori schierati alla partenza delle diverse gare e di cui 6655 sono arrivati al traguardo di Chamonix diplomandosi finisher. 

Grandi numeri insomma, anche se bisogna sottolineare solo un 14% di presenze femminili. Ancora troppo poche per uno sport dove le donne hanno dimostrato di poter competere testa a testa con gli uomini: basta vedere il successo straordinario di Courtney Dauwalter, che con una corsa leggera e all'apparenza quasi senza fatica è riuscita a completare i 170km e i 10.000 metri di dislivello positivo di UTMB con una facilità sconcertante, chiudendo al settimo posto assoluto e stabilendo il nuovo record femminile con 22h30m. Un tempo strepitoso che abbassa addirittura di 2 ore il tempo della sua vittoria precedente del 2019.  


Tornando alla settimana di UTMB, come sempre si è aperta con la partenza (quest'anno per la prima volta da Orsières) della più massacrante delle gare in programma, ovvero la PTL e i suoi 300 km con 25.000 metri di dislivello da coprire in meno di 151 ore. Alla PTL non si stila nessuna classifica, le squadre sono semplicemente finisher. Ma loro sono gli atleti che affrontano le parti più impervie dei sentieri, percorrendo tratti attrezzati e creste che sono adatte più all'alpinismo che non al trail running.  

È stata poi la volta della MCC, l'ultima nata tra le gare di UTMB, con i suoi 1000 corridori venuti dai paesi che circondano le del Monte Bianco, soci, volontari e membri dell'organizzazione. Una gara voluta per celebrare e festeggiare questi territori e tutti coloro che lavorano per la buona riuscita di questo mastodontico evento. 

Ma proprio quando tutto sembrava stesse andando per il meglio, la TDS è stata funestata dalla tragedia del primo atleta morto nella storia di UTMB. Dopo l'incidente, la gara è stata fermata in piena notte al Passeur de Pralognan. Tutti i corridori che si trovano lì e a monte del passo (circa 1200) hanno ricevuto istruzione dal comitato di gara di tornare indietro e rientrare a Bourg Saint-Maurice, dove sono stati organizzati l'accoglienza e il trasporto. E così la TDS si è spaccata in due: con circa 250 atleti che hanno completato tutti i 145km e oltre 9000 metri di dislivello positivo e gli altri 1200 che sono stati fermati al 50km circa. Giusta la decisione dell'organizzazione di dichiarare finisher anche tutti coloro sono arrivati a Bourg Saint-Maurice e che non hanno potuto proseguire a causa delle complicate operazioni di soccorso dell'atleta che poi purtroppo è deceduto. 

Una vera doccia fredda per tutti, ma meno male l’OCC ha dato un po' di sollievo ai cuori dei corridori e degli spettatori, con il suo parterre eccezionale e il meteo sempre buono. 

Io per la 12esima volta mi sono ritrovato alla partenza di una delle gare di UTMB e per questa edizione ho scelto la CCC, che per me è un po' la gara di casa visto che parte da Courmayeur e, passando da Champex Lac (Svizzera), arriva a Chamonix (Francia). La gara di 101 km e 6,100 metri di dislivello, quest'anno al posto del centro di Courmayeur è partita dallo Sport center di Dolonne (alcuni centinaia di metri più in là). Devo dire che questa scelta, mi è piaciuta moltissimo. Infatti il luogo più ampio e praticamente tutto dedicato ai runners, ha reso la partenza molta più comoda (con tutti i servizi a pochi metri) e molto più fluida che la partenza classica dal centro.


Era questa la mia quarta partecipazione su questa distanza ed è stato il mio quarto gilet Columbia con la scritta Finisher CCC. Lo confesso: sono arrivato alla partenza poco preparato rispetto al passato, ma con tantissima soddisfazione ed emozione e – mantenendo sempre un adeguato margine sui "cancelli" orari – sono riuscito a portarla a casa divertendomi e con un tempo che si è mantenuto tra il più veloce e il più lento di quelli da me registrati nell'arco temporale 2008 - 2019.  


Last but not least, è partita la regina assoluta delle gara: sua maestà UTMB. Con i suoi 170km e 10.000 metri di dislivello rappresenta una specie di finale olimpica per ogni trailer che ami le lunghe distanze. Per tutti gli altri un viaggio massacrante oltre ogni limite e per questo gara di straordinaria e unica bellezza. Il grande favorito, François D'Haene, ha vinto
20h45m e con 4 vittorie è diventato il corridore più titolato dell'evento davanti a Kilian Jornet: un marziano tra gli uomini! 



 


venerdì 23 luglio 2021

Valgrisenche "slow" estate/inverno


Le montagne sono un luogo prezioso, ma fragile. Vanno percorse con rispetto, scoperte con lentezza e spesso con una buona dose di fatica. 
Non sono luoghi facili, anzi sono spesso impervie e pericolose. Necessitano preparazione, attenzione e studio.  In montagna, prima di ogni gita, bisogna studiare il sentiero, controllare il meteo (soprattutto ora che i cambiamenti climatici lo stanno rendendo così imprevedibile) e valutare la giusta attrezzatura e  abbigliamento. Insomma le montagne (così come il mare e tutti i luoghi naturali) richiedono tutto il nostro rispetto e la nostra concentrazione. 
Non sono posti su cui riversare i nostri egoismi, i nostri stress individuali, le nostre nevrosi. 
 
Dico questo perché negli ultimi anni le montagne sono tornate ad essere un luogo di grande affluenza turistica. 
E purtroppo si vedono molte persone approcciare le nostre vallate con l'atteggiamento arrogante tipico delle città: 
si vedono così macchine parcheggiate ovunque, persone che al posto di prestare attenzione ai sentieri stanno al telefono e via andare di questo passo. 
 
Purtroppo molti amministratori locali, rincorrendo facili guadagni, fanno ben poco per cercare di sostenere un tipo di turismo "lento" e sostenibile, ma avallano progetti bizzarri per trasformare antichi rifugi in discoteche ad alta quota o peggio propongono costruzioni di nuovi impianti e seggiovie 
per offrire ai turisti di massa "montagne senza nessuno sforzo". 
 

E' per questo che trovo doveroso segnalare quelle realtà che cercano di trovare delle nuove soluzioni per offrire un tipo di  esperienza in montagna sostenibile. 
Tra queste realtà c'è sicuramente la Proloco di Valgrisenche che per questa estate sta promuovendo il progetto #iosonovalgrisenche 
una specie di caccia al tesoro alla scoperta dei sentieri di Valgrisenche. 
 
Nel sito della proloco sono stati infatti evidenziati circa 15 sentieri che vanno dalla più semplice delle passeggiate attraverso facili sentieri alla scoperta di meravigliosi laghi e rifugi, a itinerari impegnativi dedicati agli alpinisti esperti che percorrono vie ferrate e passaggi attrezzati che richiedono esperienza e adeguato equipaggiamento. I turisti sono invitati  a percorrere questi sentieri al cui arrivo è stata posta una targhetta e farsi un selfie e postarlo sui social. Alla fine della stagione tutti coloro che hanno partecipato all'iniziativa saranno invitati ad una festa con premi a sorteggio (per chi conosce la valle sa che i premi sono sempre davvero belli!). 
 

L'idea è in pratica la versione estiva del SkiAlpXperience ideato da Matteo Alberti che, assieme alla pro loco, alcuni sponsor privati e un gruppo di appassionati scialpinisti, l'inverno scorso per cercare di incrementare lo skialp ha segnalato 6 tra i più classici itinerari di scialpinismo della zona posizionando alla meta del percorso una targa e invitando gli scialpinisti a farsi un selfie. Idea divertente per esplorare una delle area più interessanti dell'arco alpino nonché sede di una delle più prestigiose gare internazionali di scialpinismo il Tour du Rutor  
 
Scialpinismo, camminate, trekking, scalate sono tutti modi che permettono davvero di vivere completamente la montagna: i suoi colori, i suoi profumi. Nelle traversate tra le valli ci si può davvero rigenerare profondamente a patto di lasciarsi alle spalle lo stress metropolitano e le tecnologie non necessarie. Sarebbe bello che nell'approcciare la montagna le persone pensassero a come poterle lasciare quanto più intatte ad esempio usando la macchina il meno possibile o per nulla optando per mezzi di trasporto pubblici esplorando il territorio con gli occhi e il cuore, lontano dal turismo di massa e godendo in modo più lento e genuino delle nostre meravigliose montagne. There's no Planet B ricordiamocelo anche quando siamo in vacanza per piacere! 

sabato 17 luglio 2021

Un weekend da frontman in Alto Adige, parte2: Trail Running in libertà tra le Dolomiti


Il 26 giugno 2021 l'appuntamento è alle 7.30 di mattina nel piazzale della partenza della funivia del Monte Elmo a Sesto in Val Pusteria. Dopo quasi un anno e mezzo mi ritrovo con addosso un pettorale per la mia prima gara post lockdown. E' passato davvero tanto tempo da quel 1 Marzo 2020 quando ad Anchorage sono partito per la mia seconda Iditarod. Ma tra quel (non)pettorale – è un'avventura per pochissimi, per cui il pettorale è un accessorio non previsto - e questo non c'è solo una frattura temporale, c'è anche la profonda ferita che questa pandemia ha lasciato su di noi: la paura dell'incognito dei primi giorni, il rocambolesco viaggio di ritorno dall'Alaska in un Italia completamente chiusa, i giorni passati in isolamento lontano dalle persone care e dai miei amici, il mondo stravolto…

Sarà per questo che oggi al posto di pensare alla gara che mi attende, riesco solo a rimanere incantato di fronte allo spettacolo della Val Fiscalina

con la sua Croda dei Toni che si staglia all'orizzonte. Che bello poter essere di nuovo qui, tra queste valli meravigliose.

In altre occasioni sarei stato concentrato sulle operazioni pre-gara. Avrei fatto l'ultimo controllo del materiale obbligatorio, rivisto gel e le barrette da portare, ricontrollato le scarpe e i bastoncini

Stamattina invece sono talmente rilassato che quasi quasi mi dimentico che davanti a me non c'è proprio una passeggiata. Ma mi aspettano gli oltre 80km e oltre 4000 metri di dislivello positivo della Ultra Dolomites
quest'anno alla sua seconda edizione, e che la fanno essere l'ultima nata tra le gare che fanno parte della celeberrima Lavaredo Ultra Trail.

Il percorso spettacolare parte da proprio da Sesto, inoltrandosi in Val Fiscalina, da dove dopo circa una decina di chilometri si ritrova di fronte allo spettacolo imponente delle Tre Cime di Lavaredo

Arrivato al rifugio Locatelli il percorso di gara scende nella vallata dominata da un'altra cima caratteristica delle dolomiti di sesto: il monte Piana da cui si possono ammirare le Tre Cime da una prospettiva che se se possbile le rende ancora più maestose. Poi il tracciato proseguire scavallando in Veneto e attraverso la val Travenanzes e il Passo Giau arriva a Cortina, dov'è situato il traguardo.

Dopo l'arrivo, la super efficiente organizzazione ha provveduto ad allestire delle navette che riportano a Sesto i concorrenti che lì soggiornano e così mi ritrova in un autobus a ripercorrere a ritroso la strada fatta. Arrivo in albergo che ormai è molto tardi e mi butto subito a letto per una dormita colossale. La cosa che ho sempre adorato degli alberghi nel Sud Tirolo è la calda accoglienza dovuta al fatto che nella maggior parte sono alberghi a conduzione familiare, per cui l'atmosfera che si respira è quella di trovarsi davvero a casa.

L' Hotel Royal dove mi trovo è proprio un ottimo esempio di questa straordinaria ospitalità e quando mi sveglio mi ritrovo subito con le gambe sotto il tavolo per una straordinaria colazione fatta di ottimi prodotti locali come marmellate, miele, yogurt, succo di mela e pasticceria varia.

Il recupero post-gara è davvero piacevole perché malgrado la stanchezza e la fatica del giorno prima non riesco a contenere la felicità di essere di nuovo in Alto Adige, per questo primo viaggio dopo le limitazioni per il virus. Faccio una bella passeggiata defaticante immerso nella bellezza del Parco Naturale Tre Cime, che dal 2009 è parte del Patrimonio Naturale dell'Umanità UNESCO e che si trova tra i comuni si Sesto, San Candido e Dobbiaco. Un vero e proprio paradiso per escursioni (dalle più impegnative a quelle per tutta la famiglia), scalate e arrampicate in falesie straordinarie.

Prima di ripartire per Milano, mi concedo un pranzo al Bistro Bergsteiger. Situato in piena Val Fiscalina, di fronte alla spettacolare Cima 12, il bistro ha una struttura progettata per essere il più discreta possibile, in modo tale da non impattare il magnifico paesaggio montano. E qui, gambe di nuovo sotto il tavolo, gusto un'altra meravigliosa tappa nel mio percorso di recupero post gara: il pranzo!

sabato 3 luglio 2021

Un weekend da frontman in Alto Adige, parte 1: climbing in Val di Landro


Il 9 marzo 2020 quando tutta l'Italia entrò ufficialmente in lockdown, io mi trovavo letteralmente dall'altra parte del mondo, appena arrivato ad Anchorage in Alaska dopo aver percorso oltre 200km dell'Iditarod Trail in autonomia in uno degli inverni più terribili degli ultimi anni con temperature ben al di sotto dei 50°. E' passato più di un anno da allora. E finalmente ora nell'ultimo weekend di fine giugno 2021 mi ritrovo alla vigilia della mia prima gara post-pandemia: l'Ultradolomites di 80km.   

Mi sembra già un vero e proprio miracolo essere riuscito a tornare in Alto Adige / Suedtirol e in tutta onestà non riesco a trovare in me nessuna ansia agonistica, ma solo la gioia profonda di essere di nuovo tra queste montagne. E allora al posto di fare la solita corsetta defaticante pre-gara, ho deciso di approfittare di queste meravigliose montagne e concedermi un bellissimo pomeriggio di arrampicata nella palestra di Roccia Landro con la guida Alpina Daniel Rogger.

Daniel non è solo una guida straordinaria che conosce ogni angolo di queste montagne dalla bellezza unica, ma è anche l'autore di una eccellente guida Dolomiti senza confini, (Edizioni Versante Sud, 2020) in cui descrive quello straordinario percorso inaugurato nel 2018 da Reinhold Messner e Fausto De Stefani, progetto di cui ho avuto l'onore di vedere la nascita (https://maxmartaoutdoor.blogspot.com/2018/06/dolomiten-ohne-grenzen-das-dorf-der.html)    

La falesia di Landro ha un accesso facilissimo con un comodo parcheggio ai bordi della statale Alemagna, poco dopo il Lago di Landro. La parete esposta ad est, si presenta subito in tutta la sua bellezza aprendosi ad anfiteatro in messo al bosco. La vicinanza del bosco la rendono piacevolmente fresca anche nelle giornate di gran caldo e uno strategico tettuccio sopra i tiri, ci consente di scalare anche se ad un certo punto arriva il classico temporale estivo. La roccia di questa falesia è la dolomia che garantisce delle prese "fotoniche". La parete rapisce lo sguardo, verticale o leggermente strapiombante e il grado di difficoltà delle oltre 50 vie va da 4b a 8b, di cui la maggior tra 6a e 7b, una scelta davvero ampia che fa la felicità sia dei principianti che dei più esperti.

  

Daniel si informa sulle mie capacità e mi propone di iniziare per "grado" inizio da primo su una via alla sinistra del sentiero landroverschneidung 5a, mi studia, mi valuta e poi mi suggerisce un upgrade sulla seconda via hakenflut 5b. Devo dire che le mie nuove scarpette LaSportiva "Finale"  mi supportano su ogni piccolo appoggio perfettamente in linea con le aspettative.

Poi, con un entusiasmo non prevedibile in una Guida Alpina dal simile profilo, ma guidato dalla preoccupazione crescente che la mattina dopo sarei dovuto partire per gli 80km dell'UltraDolomites, mi monta lui le successive due vie: fuer Elise 5b e die longweilige 6a. Salgo comunque da primo ma senza il peso dei rinvii sull'imbrago. Certo a quel punto anche nella mia testa suonavano i campanelli d'allarme per l'Ultra Trail in partenza!

Daniel è anche uno degli ideatori del Dolorock Climbing Festival 2021, il meeting di arrampicata che si svolge nelle Dolomiti tra Sesto e la Val di Landro. L'evento è arrivato alla sua ottava edizione, ma quest'anno per rispettare le norme anti COVID-19, si svolgerà in una versione alternativa. Infatti se negli anni scorsi il meeting di arrampicata era concentrato in un unico weekend di maggio, quest'anno per la gioia di tutti i climbers si svolgerà nell'arco di tutto il mese di luglio. I partecipanti possono scegliere liberamente il giorno per partecipare ed arrampicare, previa registrazione online su www.dolorock.com. Un'occasione unica per conoscere meglio La Valle di Landro con tutte le sue straordinarie falesie.