Kronenbourg e smanicata for Finishers only |
Gli amici - che pure sono abituati alle mie pazzie - ogni volta che parlo dell'UTMB mi guardano circospetti. "Ma sei sicuro?" "Ma te la senti?" Eppure sanno che ho fatto gare massacranti come la Marathon Des Sables e il Norseman. Ma con l'UTMB è diverso. Forse perchè tutti sanno che al via ci sono i più grandi campioni del trail running. Forse perchè sanno che anche l'ultimo dei concorrenti ha per lo meno 3 ultra trail di 100 km sulle gambe, altrimenti non può entrare. Ma forse soprattutto perchè è un Ultra Trail veloce, un trail in cui si deve correre se non si vuole incappare in qualche cancello orario. E correre per 170 km con un dislivello positivo di 10.000 metri in un tempo massimo 46 ore è un'impresa, soprattutto perchè si è al cospetto del Monte Bianco, in un clima di montagna vera.
Eppure malgrado le più catastrofiche previsioni, nessuno avrà mai idea di quanto è davvero difficile questa gara... e quanto bisogna lottare con se stessi per andare avanti. Io negli anni passati avevo già provato a farla, ma non ero mai riuscito a finire l'UTMB nel suo percorso originale e completo.
Venerdì 26 agosto ore 8.29 mi arriva il messaggio dell'organizzazione: "L'UTMB partirà alle ore 18.00 sul percorso normale". Ecco, è arrivata la conferma: l'edizione 2016 è la mia occasione di portarmi finalmente a casa l'UTMB. Sono un po' preoccupato per il caldo, in molti non sono abituati. Gli organizzatori hanno mandato avvisi a tutti i runners di stare attenti alle temperature elevate e di bere molto. Ma io mi sento comunque bene. Ho percorso l'intero tracciato per ben due volte nell'ultimo mese. So quali sono i punti critici, so dove posso far andare le gambe e dove invece devo conservare le energie.
26/08/2016 ore 16.00, sono già alla partenza, mancano due ore allo start ma mi voglio godere l'atmosfera di festa che anima tutta Chamonix. Anche la tensione sulle facce dei partenti vale il prezzo del biglietto! I bravissimi speakers incitano in tante lingue e vengono anche ricordate le nostre vittime del terremoto.
Alle 18 sulle note di Vangelis viene dato il via. Ho una favorevole posizione avanzata che mi permette di accodarmi alle gazzelle top runners e uscire rapidamente da Chamonix. Sono euforico e dispenso il 5 a mano aperta. Mi lascio trasportare ad un ritmo decisamente alto per me. Ovvio, è solo la mia percezione perchè io per le gare importanti non porto mai un cronometro, ma uso solo il mio piccolo Swatch. Tanto, cancelli orari a parte, tutto il resto conta poco. Bisogna far andare le gambe e basta. E il percorso lo conosco a memoria.
Arrivo a Les Houches e solo dopo il paese, quando comincia la salita sterrata, tiro fuori i bastoncini. Salgo al ritmo testato durante la ricognizione di alcune settimane prima e riesco - come nella migliore delle ipotesi - a fare tutta la discesa fino a Saint Gervais senza la frontale. Questo mi fa risparmiate tempo, ma non certo le gambe che spingono anche in discesa. E il fiatone inizia a farsi sentire.
Alle 20:49 arrivo a Saint Gervais e trovo tra il pubblico l'amico Stefano (che è stato al mio fianco nella Marathon des Sables 2010). Mi urla: "Max, io ho chiuso la TDS, ora tocca te! Fai tu il tuo dovere!". Lo rincontrerò dietro le transenne all'arrivo a Chamonix, poche parole ma sempre presente e d'aiuto!
A quel punto metto il pilota automatico per il lungo tratto di salita sempre più ripida, prima con Les Contamines e il ristoro quasi ignorato, poi su fino al Col du Bonhomme e via a sinistra sul bellissimo traverso fino al Rifugio Croix de Bonhomme che ben due volte mi aveva ospitato quest'estate. Ma che dispiacere vedere le luci del rifugio spente e solo un check-point sotto una tendina esterna!
Ma da li inizia la discesa verso Champieux che so metterà a dura prova le mie ginocchia. Discesa secca fino al cancello delle ore 05:30. Inizialmente tirata senza rispetto per le gambe, con una seconda luce in mano in aggiunta alla frontale. Poi un concorrente mi chiede educatamente strada, mi distraggo guardando lo sponsor Valdostano sul suo zaino, metto male il piede e finisco a terra con gomitata su una roccia. Dopo il mio urlo di dolore, mi dico: "Max, non rompere, si corre con le gambe e non con i gomiti!". Metto via la seconda luce non potendola più impugnare e riparto.
Arrivo con largo anticipo al cancello orario e mi faccio cambiare le batterie della frontale allo stand della ditta produttrice. Da lì unico tratto noioso di salita su asfalto e successiva salita fino alle 5.50 del 27/08: l'alba di un nuovo giorno la vedo sul Col de la Seigne da dove si entra in Italia. Mi fermo e scatto delle foto della Valle ricoperta dalle nuvole e con il Mont Chetif che spunta come fosse un'isola. Dopo essermi fatto una bella colazione con caffelatte e due fette di crostata sul Lac Combal, salgo verso le piste da sci di Courmayeur e per le 9.58 arrivo a Dolonne: sono quasi a metà percorso. Visto il cronometro mi concedo con arroganza una doccia, mai fatta nelle edizioni precedenti, mai programmata e assolutamente inimmaginabile prima. Ma il caldo è tanto, e questo mi aiuterà ad affrontare meglio la giornata afosa che mi aspetta. Da Courmayeur la corsa è lunga, e una doccia mi aiuta a convincermi che tutto sta andando per il meglio.
Parto per la balconata della Val Ferret con una terza borraccia che varrà oro tra il Bertone e il Bonatti! Nel passare per Courmayeur, davanti alla Casa delle Guide lo speaker nota le mie bellissime scarpe nuove del cambio di Dolonne, fantastiche compagne! Salgo con molta più fatica del solito sul mio adorato Gran Col Ferret e per le 19.00 arrivo a La Fouly nel versante Svizzero dell'UTMB. E' un posto magico, questo: un piccolo paese immerso nel verde circondato da montagne bellissime. Eppure è proprio in questo posto meraviglioso che la maggior parte dei concorrenti si ritira. E io lo so bene! E' qui che mi gioco tutta la gara, anche perchè sta per iniziare la seconda notte e il mio corpo mi dice "basta! tutto questo non ha senso!". La mente inizia a vacillare: vuole dormire, vuole fermarsi. E io sto per entrare nel momento peggiore della gara.
La fortuna vuole che sul ponticello prima del paese vedo aggirarsi due cari amici che stanno come sempre ridendo, e malgrado dica loro che non ce la faccio più, non mi ascoltano e iniziano a spingermi dentro il ristoro. Mi rifocillano, mi fanno ridere. Ma soprattutto mi dicono "guarda che adesso andiamo a Champex ad aspettarti! Quindi non rompere e muoviti". Hanno ragione: voglio con tutto me stesso continuare. Adesso ho l'opportunità di finire l'UTMB nel suo percorso completo .... e allora via verso Champex!
La notte diventa nera all'improvviso. Un temporale estivo mi prende mentre sto salendo gli ultimi chilometri per arrivare a Champex. E il caldo infernale del giorno si trasforma in freddo intenso. Arrivo alle 22:49 a Champex: inutile dirvi che i due amici di prima sono lì in mezzo alla notte, infreddoliti come me e bagnati come pulcini. Ma sono lì per me. E questo è il migliore tonico che mi possa prendere.
Venerdì 26 agosto ore 8.29 mi arriva il messaggio dell'organizzazione: "L'UTMB partirà alle ore 18.00 sul percorso normale". Ecco, è arrivata la conferma: l'edizione 2016 è la mia occasione di portarmi finalmente a casa l'UTMB. Sono un po' preoccupato per il caldo, in molti non sono abituati. Gli organizzatori hanno mandato avvisi a tutti i runners di stare attenti alle temperature elevate e di bere molto. Ma io mi sento comunque bene. Ho percorso l'intero tracciato per ben due volte nell'ultimo mese. So quali sono i punti critici, so dove posso far andare le gambe e dove invece devo conservare le energie.
26/08/2016 ore 16.00, sono già alla partenza, mancano due ore allo start ma mi voglio godere l'atmosfera di festa che anima tutta Chamonix. Anche la tensione sulle facce dei partenti vale il prezzo del biglietto! I bravissimi speakers incitano in tante lingue e vengono anche ricordate le nostre vittime del terremoto.
Alle 18 sulle note di Vangelis viene dato il via. Ho una favorevole posizione avanzata che mi permette di accodarmi alle gazzelle top runners e uscire rapidamente da Chamonix. Sono euforico e dispenso il 5 a mano aperta. Mi lascio trasportare ad un ritmo decisamente alto per me. Ovvio, è solo la mia percezione perchè io per le gare importanti non porto mai un cronometro, ma uso solo il mio piccolo Swatch. Tanto, cancelli orari a parte, tutto il resto conta poco. Bisogna far andare le gambe e basta. E il percorso lo conosco a memoria.
Arrivo a Les Houches e solo dopo il paese, quando comincia la salita sterrata, tiro fuori i bastoncini. Salgo al ritmo testato durante la ricognizione di alcune settimane prima e riesco - come nella migliore delle ipotesi - a fare tutta la discesa fino a Saint Gervais senza la frontale. Questo mi fa risparmiate tempo, ma non certo le gambe che spingono anche in discesa. E il fiatone inizia a farsi sentire.
Alle 20:49 arrivo a Saint Gervais e trovo tra il pubblico l'amico Stefano (che è stato al mio fianco nella Marathon des Sables 2010). Mi urla: "Max, io ho chiuso la TDS, ora tocca te! Fai tu il tuo dovere!". Lo rincontrerò dietro le transenne all'arrivo a Chamonix, poche parole ma sempre presente e d'aiuto!
A quel punto metto il pilota automatico per il lungo tratto di salita sempre più ripida, prima con Les Contamines e il ristoro quasi ignorato, poi su fino al Col du Bonhomme e via a sinistra sul bellissimo traverso fino al Rifugio Croix de Bonhomme che ben due volte mi aveva ospitato quest'estate. Ma che dispiacere vedere le luci del rifugio spente e solo un check-point sotto una tendina esterna!
Ma da li inizia la discesa verso Champieux che so metterà a dura prova le mie ginocchia. Discesa secca fino al cancello delle ore 05:30. Inizialmente tirata senza rispetto per le gambe, con una seconda luce in mano in aggiunta alla frontale. Poi un concorrente mi chiede educatamente strada, mi distraggo guardando lo sponsor Valdostano sul suo zaino, metto male il piede e finisco a terra con gomitata su una roccia. Dopo il mio urlo di dolore, mi dico: "Max, non rompere, si corre con le gambe e non con i gomiti!". Metto via la seconda luce non potendola più impugnare e riparto.
Arrivo con largo anticipo al cancello orario e mi faccio cambiare le batterie della frontale allo stand della ditta produttrice. Da lì unico tratto noioso di salita su asfalto e successiva salita fino alle 5.50 del 27/08: l'alba di un nuovo giorno la vedo sul Col de la Seigne da dove si entra in Italia. Mi fermo e scatto delle foto della Valle ricoperta dalle nuvole e con il Mont Chetif che spunta come fosse un'isola. Dopo essermi fatto una bella colazione con caffelatte e due fette di crostata sul Lac Combal, salgo verso le piste da sci di Courmayeur e per le 9.58 arrivo a Dolonne: sono quasi a metà percorso. Visto il cronometro mi concedo con arroganza una doccia, mai fatta nelle edizioni precedenti, mai programmata e assolutamente inimmaginabile prima. Ma il caldo è tanto, e questo mi aiuterà ad affrontare meglio la giornata afosa che mi aspetta. Da Courmayeur la corsa è lunga, e una doccia mi aiuta a convincermi che tutto sta andando per il meglio.
Parto per la balconata della Val Ferret con una terza borraccia che varrà oro tra il Bertone e il Bonatti! Nel passare per Courmayeur, davanti alla Casa delle Guide lo speaker nota le mie bellissime scarpe nuove del cambio di Dolonne, fantastiche compagne! Salgo con molta più fatica del solito sul mio adorato Gran Col Ferret e per le 19.00 arrivo a La Fouly nel versante Svizzero dell'UTMB. E' un posto magico, questo: un piccolo paese immerso nel verde circondato da montagne bellissime. Eppure è proprio in questo posto meraviglioso che la maggior parte dei concorrenti si ritira. E io lo so bene! E' qui che mi gioco tutta la gara, anche perchè sta per iniziare la seconda notte e il mio corpo mi dice "basta! tutto questo non ha senso!". La mente inizia a vacillare: vuole dormire, vuole fermarsi. E io sto per entrare nel momento peggiore della gara.
La fortuna vuole che sul ponticello prima del paese vedo aggirarsi due cari amici che stanno come sempre ridendo, e malgrado dica loro che non ce la faccio più, non mi ascoltano e iniziano a spingermi dentro il ristoro. Mi rifocillano, mi fanno ridere. Ma soprattutto mi dicono "guarda che adesso andiamo a Champex ad aspettarti! Quindi non rompere e muoviti". Hanno ragione: voglio con tutto me stesso continuare. Adesso ho l'opportunità di finire l'UTMB nel suo percorso completo .... e allora via verso Champex!
La notte diventa nera all'improvviso. Un temporale estivo mi prende mentre sto salendo gli ultimi chilometri per arrivare a Champex. E il caldo infernale del giorno si trasforma in freddo intenso. Arrivo alle 22:49 a Champex: inutile dirvi che i due amici di prima sono lì in mezzo alla notte, infreddoliti come me e bagnati come pulcini. Ma sono lì per me. E questo è il migliore tonico che mi possa prendere.
Dopo aver mangiato un pochino, affronto la prossima tappa: la difficile salita di Bovine e la ancora più difficile discesa verso Trient. Ma se a La Fouly ero messo proprio male, qui succede il miracolo e mi ritornano le forze per incrementare il passo, e Chamonix si avvicina sempre di più. Devo stingere i denti, faccio un paio di calcoli: ho un ampio margine sul prossimo cancello orario, e così arrivato a Trient decido di concedermi 45 minuti di sonno nel confortevole stanzone dell'organizzazione. Di nuovo, sosta di lusso non programmata assolutamente, ma di una potenza immane nel trasmettere fiducia in me stesso.
Mi sveglio: mi sento rinato. Esco nel freddo della notte per affrontare una nuova parte del percorso, la salita che da Trient porta a Catogne. E chi mi trovo fuori dal ristoro di Trient? I due amici pazzi che non chiudono occhio da due notti, ma sono lì a fare colazione e casino con i volontari. Una risata, un abbraccio e via verso Catogne e poi Vallorcine.
A Vallorcine l'apoteosi. Avevo già optato, fatte le dovute considerazioni, per uno zaino essenziale da 5 litri in partenza, ma a quel punto tolgo qualsiasi cosa in eccesso rispetto al materiale obbligatorio. Splende il sole, mancano solo 19 km, sono quelli più tecnici in salita e quelli più impietosi con piedi e ginocchia nella discesa verso Chamonix.
Esco ad un ritmo buono per un trail corto di 19 km, come se fossi appena partito, spingo fino all'attacco della salita dove passo uno degli ultimi cancelli orari, inizio la salita spingendo e passando uno dopo l'altro molti concorrenti: i numeri diranno poi 166 sorpassi effettuati. Mi sento come se facessi un 10.000 in pista con concorrenti più lenti. Ne punto uno, lo passo, ne punto un altro e lo passo, meglio che alle giostre! Ad un certo punto, conoscendomi, mi dico che i tempi di recupero sarebbero raddoppiati con quella condotta di gara insensata, ma mi stavo divertendo come un bambino e Chamonix si avvicinava sempre di più! In discesa le piante dei piedi implorano di rallentare ad ogni sasso e ad ogni radice, ma ormai non sento più niente, vedo solo il traguardo che si avvicna!
Entro a Chamonix, una bolgia infernale di tifo, e il passo si fa ancora più veloce, gomiti alti, allungo le falcate, mi sento benissimo: spettacolo! Taglio il traguardo e chiedo la mia quinta Kronenbourg e la mia quinta smanicata: 2008, 2010, 2012, 2014, 2016. Sono finisher, tempo 43 ore 26:39. Posizione: 971esimo
Mi sveglio: mi sento rinato. Esco nel freddo della notte per affrontare una nuova parte del percorso, la salita che da Trient porta a Catogne. E chi mi trovo fuori dal ristoro di Trient? I due amici pazzi che non chiudono occhio da due notti, ma sono lì a fare colazione e casino con i volontari. Una risata, un abbraccio e via verso Catogne e poi Vallorcine.
A Vallorcine l'apoteosi. Avevo già optato, fatte le dovute considerazioni, per uno zaino essenziale da 5 litri in partenza, ma a quel punto tolgo qualsiasi cosa in eccesso rispetto al materiale obbligatorio. Splende il sole, mancano solo 19 km, sono quelli più tecnici in salita e quelli più impietosi con piedi e ginocchia nella discesa verso Chamonix.
Esco ad un ritmo buono per un trail corto di 19 km, come se fossi appena partito, spingo fino all'attacco della salita dove passo uno degli ultimi cancelli orari, inizio la salita spingendo e passando uno dopo l'altro molti concorrenti: i numeri diranno poi 166 sorpassi effettuati. Mi sento come se facessi un 10.000 in pista con concorrenti più lenti. Ne punto uno, lo passo, ne punto un altro e lo passo, meglio che alle giostre! Ad un certo punto, conoscendomi, mi dico che i tempi di recupero sarebbero raddoppiati con quella condotta di gara insensata, ma mi stavo divertendo come un bambino e Chamonix si avvicinava sempre di più! In discesa le piante dei piedi implorano di rallentare ad ogni sasso e ad ogni radice, ma ormai non sento più niente, vedo solo il traguardo che si avvicna!
Entro a Chamonix, una bolgia infernale di tifo, e il passo si fa ancora più veloce, gomiti alti, allungo le falcate, mi sento benissimo: spettacolo! Taglio il traguardo e chiedo la mia quinta Kronenbourg e la mia quinta smanicata: 2008, 2010, 2012, 2014, 2016. Sono finisher, tempo 43 ore 26:39. Posizione: 971esimo
© UTMB® - photo : Franck Oddoux |
© UTMB® - photo : Pascal Tournaire |
© UTMB® - photo : Pascal Tournaire |
© UTMB® - photo : Pascal Tournaire |
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