In vetta 4061m |
Forse qualcuno di voi si ricorderà che l'anno scorso ho scritto su Action Magazine - passo dopo passo - la mia avventura di avvicinamento al Tor des Geants 2015. Quest'anno invece sono qui a raccontarvi i miei allenamenti, i miei trail di preparazione e i materiali che uso in vista dell'ultra trail più prestigioso, più blasonato, più affascinante d'Europa e probabilmente del mondo: l’UTMB, Ultra-Trail du Mont-Blanc. E il primo problema che si pone è: cosa dire di nuovo su questa gara mitica che ogni anno porta a Chamonix circa 2.300 persone, tutte assiepate nelle stradine strette della meravigliosa cittadina francese situata ai piedi di sua maestà il Monte Bianco.
Vabbè, iniziamo dall'ABC. L'UTMB nasce nel 2003. Nella prima edizione prendono il via 700 trailers. Ma la gara è subito un successo e l'anno dopo al via si presentano il doppio dei concorrenti. L'anno dopo ancora, nel 2005, il numero limite di 2.000 partecipanti viene raggiunto in pochissime settimane e gli organizzatori si inventano altre gare di corollario all’UTMB (CCC in primis) per cercare di accogliere quanti più partecipanti possibili. Nel 2007 gli organizzatori con grande lungimiranza e senso di responsabilità per la sicurezza dei partecipanti decidono di imporre un criterio di qualificazione che prevede che all’UTMB possano aspirare solo persone che abbiano portato a termine in un periodo di tempo specifico una serie di altri trail lunghi che vengono definiti gare qualificanti UTMB e che attribuiscono al runner punti a seconda della difficoltà, lunghezza del percorso, altimetria, etc.. E vi assicuro che ottenere i punti di qualificazione non è affatto facile. Per raggiungere i 9 punti necessari alla qualificazione 2016 io ho dovuto portare a casa: Tor des Geants, Lavaredo Ultra Trail e 100 Porte di Pietra. Malgrado questo, ogni annole iscrizioni all’UTMB vanno in sold-out in pochi minuti.
Quest'anno l'appuntamento per la traversata del Monte Bianco attraverso i tre versanti francese, italiano, svizzero (ovvero circa 170 km con 10.000 metri circa di dislivello positivo in semi-autonomia da percorrere in massimo in massimo 46 ore) partirà il 26 agosto. Non è la prima volta che faccio l'UTMB, e ho portato a termine con successo la CCC nel 2008 e la TDS nel 2014. Anzi! Ben 4 volte sono partito per l’UTMB: la prima nel 2009 e l'ultima nel 2012. Ma delle mie esperienze precedenti vi racconterò nei prossimi articoli. Diciamo ora che colleziono quattro “smanicate” da Finisher: CCC, UTMB, UTMB, TDS.
Quello che è certo, è che torno a Chamonix con tanta esperienza in più e tante centinaia di km di dislivello in piú nelle gambe. Ma l'emozione in partenza sarà la stessa, lo so. Ho già ricominciato a vedere i video, a riascoltare le note della partenza, a condividere l'emozione di chi taglia il traguardo in piena notte. Certo, ormai mi basta chiudere gli occhi per far scorrere le immagini di tanti anni passati al cospetto del Monte Bianco. Ma quest'anno lo voglio affrontare con una nuova carica.
Per far questo non potevo che impostare un nuovo programma di allenamento! Che, come chi mi conosce sa bene, non è proprio ortodosso. Dal 5 dicembre 2015 ho inforcato gli sci all'apertura delle piste a Courmayeur e praticamente tutti i weekend successivi li ho trascorsi facendo solo ed esclusivamente scialpinismo: ovvero salendo e scendendo con gli sci ai piedi le meravigliose montagne della Valle d'Aosta. Ho iniziato da quelle vicine, Col Fetita e Col Croce. Poi percorrendo in lungo e in largo il meraviglioso Col Entrelor da Rhemes Notre Dame (l'ho fatto talmente tante volte da perderne il conto) e lo stesso si può dire per Il Sigaro da Valgrisenche e Arp Vieille da Bonne (tutti i dettagli e le tracce sul mio blog).
Annata di scialpinismo dunque strepitosa, che ha visto tra i momenti di maggiore emozione la fantastica esperienza da tracciatore del percorso del 18° Tour du Rutor (competizione internazionale di Sci Alpinismo organizzata In Valle d'Aosta che è parte del circuito della Grand Course che include Mezzalama, Patrouille des Glacier e Pierra Menta) dove ho potuto vedere da vicino la straordinaria abilità dei giovani scialpinisti che - seppur in una situazione meteorologica davvero difficile - si sono sfidati sulle pendici del monte Rutor con una foga incredibile.
Annata davvero stupenda che - per quanto mi riguarda - ha avuto il suo momento clou lo scorso 24 aprile quando sono salito sulla vetta del Gran Paradiso (4061m. Questo ha significato una gioia incontenibile e la consapevolezza di aver inanellato un inverno unico in termini di neve, emozioni, dislivello e sempre maggior conoscenza dei pericoli oggettivi che affrontiamo in montagna! La salita al Gran Paradiso è stata caratterizzata da temperature polari e da un vento che rendeva il percepito quasi non gestibile ovvero tale da aver seriamente valutato la possibilità di rientrare. Questo ha reso gli istanti in vetta ancora di più unici e indimenticabili: ho voluto con tutte le mie forze quella vetta, e malgrado il clima avverso me la sono andato a prendere!
Per non parlare poi della lunghissima sciata fino quasi ad arrivare a Pont che è stata per la qualità della neve una vera gioia infinita. Un po' come la gioia che si provava da ragazzi l'ultimo giorno di scuola. E sì perchè da oggi la prima fase di preparazione basata sulla potenza aerobica garantita da tante ore di percorrenza di pendii estremi it's over! Ora si torna ai sentieri, sempre più liberi dalla neve. Quali sentieri? Beh, mi sembra ovvio: quelli della Valle d'Aosta.
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