Riprendo il mio diario di viaggio di 10 anni fa e ricordo…..
Sono le due di notte di domenica 28 giugno 2015: lo capisco dai rintocchi della campana di una chiesa. Lo so solo grazie a questo antico suono, perché oggi la tecnologia gps mi ha abbandonato e da molte ore non ho più nessun punto di riferimento orario o chilometrico. Le due di notte, vuol dire che sto correndo da 27 ore. Ma adesso sono qui. Sono a Cortina. Mancano solo pochi passi per concludere un viaggio iniziato alle 23.00 di venerdì scorso. Un viaggio lungo 120km attraverso le Dolomiti. Malgrado sia notte fonda, Cortina mi accoglie con un calore inatteso. Passo davanti al bar dove un gruppo di ragazzi mi urla “taglia il traguardo e poi torna qui che ti offriamo la birra!” Passo un gruppo di ragazze spagnole infreddolite che però applaudono e urlano forte. E poi eccolo lì: il traguardo. E’ finita davvero! 27 ore e 03 minuti: tanto può durare un sogno.
Con la Lavaredo Ultra Trail avevo un conto aperto. Nel 2012 mi ero ritirato, forse un po' troppo frettolosamente, forse perché appagato dal secondo CroMagnon http://www.cromagnon-
Ma allora perché alla partenza questa volta non sono più nervoso del solito? Mi sono pure dimenticato di bere il caffè dopo cena. Ma sono sereno. E questa volta la notte passa veloce più del solito. Probabilmente sono riuscito a riposare bene prima della partenza e quasi senza accorgermene mi sono ritrovato a vedere albeggiare poco dopo il primo cancello orario e quando arrivo a Misurina oramai è giorno: e questo mi permette di ammirare il lago in tutto il suo splendore. La salita al Rifugio Auronzo è dura, ma anche qui la bellezza mozzafiato delle Tre Cime fa passare in fretta qualsiasi fatica.
Mi fermo per la foto di rito, poi affronto allegramente la discesa che porta verso Carbonin e poi Cimabanche. Sono al 66km. Fa caldo, la stanchezza incomincia a mordere le gambe, ma per fortuna ho il conforto della natura e inizio ad affrontare la parte della LUT che non conosco. Due anni fa mi sono ritirato proprio qui. Salendo verso Malga Ra Stua, mi tornano alla mente i racconti di un folto gruppo schiamazzante di Road Runners che pochi giorni prima si erano qui riuniti in occasione della Cortina-Dobbiaco http://www.
Ma accidenti la seconda parte è proprio la parte più difficile della LUT. In particolare da Malga Ra Stua si entra nell’incredibile Val Travenanzes e da lì il gioco si fa duro. Le opprimenti pareti delle alte montagne che sovrastano la stretta valle, il largo greto del fiume (asciutto ma con piccoli impetuosi rigagnoli qua e là) gli anfratti e le grotte rendono il luogo un affascinante scenario, ideale per girarci un film sulla preistoria. Comunque questo paesaggio amplifica la fatica, la mancanza di punti acqua si fa sentire e ogni chilometro sembra più lungo del precedente. Ma ecco arrivare, non inatteso, il cambio meteo che cambierà radicalmente lo svolgimento della gara per molti concorrenti! Appena prima del Col de Bas le prime gocce, poi rapidamente il temporale e all'unisono il crollo della temperatura. C'è chi si attarda a cercare un riparo, chi una volta trovato pensa di cambiarsi e coprirsi anziché infilarsi al volo la giacca impermeabile. I risultati sono tutti disastrosi e dannatamente impattanti! Mi infilo al volo una giacca a coprire anche lo zaino e - con un cambio ritmo - guadagno velocemente il Colle e poi giù veloce, accompagnato dai rombi di tuono e incurante del dolore ai piedi, per la lunga discesa verso il riparo del Rifugio Col Gallina. A metà strada altra gente che si attarda in un tunnel, ma mantengo un solo obiettivo il caldo e accogliente rifugio a valle, ormai a soli due chilometri, porto le mani gelate dentro le maniche della giacca e trovo le energie per un ulteriore cambio di ritmo. Uno scivolone nel fango a poche centinaia di metri dal Rifugio, mi fa entrare con l'aspetto di un sopravvissuto! Ma ormai sono al sicuro, mi spoglio senza pudore, mi friziono e mi cambio quello che posso e riacquisto la dovuta temperatura corporea. Fuori i pullman portano via i tanti ritirati. Guadagno ben 161 posizioni a cui vanno aggiunti quelli delle retrovie, insomma una vera debacle. Riparto determinato, già con la frontale, che accenderò poi solo al Passo Giau. Da lì ancora salita fino alla Forcella con le luci che zigzagano verso l'alto, un'immagine già vissuta più volte in tanti Trail ma che cattura sempre l'immaginazione. Dalla Forcella un interminabile traverso che culmina con altri 200 metri di strappo, le energie scarseggiano, ma arrivo a Croda da Lago. Mi siedo, inizio a pregustarmi il successo, ovvero l'arrivo, ormai è fatta e sorrido e mi massaggio i piedi come se fosse una dovuta ricompensa. Ultima lunga, fangosa, scivolosa discesa fino ai rintocchi del Campanile.