lunedì 11 marzo 2019

Rovaniemi300 2nd man on Foot





Donne veloci e tenaci. Donne davvero straordinarie alla Rovaniemi 300. Donne capaci di arrivare al traguardo davanti a tutti i concorrenti maschili, in una gara che per lunghezza (315km) e per difficoltà (si corre in Lapponia in pieno inverno e ad oggi solo 13 persone (erano sole 8 in totale per le precedenti 4 edizioni, ovvero 2 per anno) l’hanno finita nella versione “a piedi”!) è tra le più massacranti nell’ambito degli ultra trail artici. La prima di queste donne è l’italiana Marta Poretti, che a Rovaniemi ha fatto una prestazione davvero incredibile. Marta non solo è riuscita a mettere dietro di sé tutti i concorrenti a piedi, ma anche quelli in fatbike (solo il primo e il secondo sono riusciti a superarla!) stabilendo il nuovo record della gara 3 giorni 6 ore e 15minuti. La seconda invece è Rachel Frei, svizzera, anche lei è una veterana delle lunghe distanze artiche ed in particolare della Rov300 . Marta e Rachel sono arrivate prima e seconda assolute e con i loro risultati hanno sancito quello che oramai sta diventando sempre più una realtà concreta: le donne nelle lunghissime distanze battono sempre più spesso gli uomini!




Per quanto riguarda la mia gara (sì sono uno di quegli uomini che è arrivato dietro alle due ladies) devo dire che quello che mi ha stupito e che mi ha messo anche maggiormente in difficoltà è stato il caldo e la pioggia! Prepararsi per un artic ultra trail significa allenarsi in ambiente sempre sotto lo zero, testando tutti i vari materiali che verranno utilizzati in condizioni di gelo estremo. E come ricorderete dai miei precedenti report è quello che ho fatto nei mesi scorsi https://actionmagazine.it/rovaniemi-300-arctic-race-finlandia/ , forte anche dell’esperienza del Iditarod in Alaska l’anno scorso e della ROV150 l’anno prima. Grazie a questo lungo allenamento ero pronto ad affrontare tutto: neve, ghiaccio, freddo oltre il 30 gradi sotto zero. E invece? Invece in Lapponia ho toccato con mano il fatto che il riscaldamento globale non è una leggenda metropolitana, ma una tragica e preoccupante realtà di cui dobbiamo prendere coscienza e trovare soluzioni immediate per cercare di risolvere questa situazione.




I primi due giorni infatti la grande difficoltà è stata la temperatura ben sopra lo zero e la pioggia battente hanno reso le neve molle e creato pericolosi buchi nei lunghi tratti in cui il percorso attraversava fiumi e laghi. Spingere la slitta è già difficile, se poi la neve diventa molle diventa una tortura perchè bisogna spingere con tutte le proprie forze per evitare che s’impantani. Ma è stato l’overflow in assoluto il pericolo maggiore che mi ha accompagnato in tutta questa gara, soprattutto la notte quando la visibilità limitata rendeva il passaggio sui laghi un vero e proprio incubo. Sentire il ghiaccio scricchiolare e rompersi sapendo di essere imbragati ad una slitta che - a causa della pioggia – aveva raddoppiato – e oltre – il suo peso, sapendo di avere sotto di sé un lago profondo o un fiume è una esperienza terribile.




Per fortuna ho fatto una lunga parte del tragitto con il concorrente tedesco Walter Hoesch, Guida Alpina/Bergfuehrer, con cui abbiamo fatto team di fronte alle condizioni meteo così sfavorevoli. Ci eravamo già presentati al Briefing per i pochi concorrenti della 300km. Avevamo, a pelle, capito di avere un qualcosa che ci accomunava. Ci eravamo scambiati poche opinioni  sulle quali eravamo in totale accordo. E poi ero felice di poter parlare con lui in tedesco, cosa che pensavo di fare con il concorrente altoatesino che invece non è partito. In gara, poco dopo la partenza, lasciati sfilare i concorrenti della Rov66 e della Rov150 che avevano meno esigenze di noi di dover centellinare le energie ci siamo subito trovati "slitta  a slitta". La prima notte Walter si è fermato a fare la pausa di due ore al km 70 mentre io ho proseguito fino al km 80, per poi ritrovarmelo accanto la mattina.


Stessa pausa di due ore e stesso passo. Avanti affiancati fino al  km140, ultimo waypoint in comune con la Rovaniemi150 e altra pausa notturna. Insieme abbiamo lasciato sfilare i way-point dal 9 al 12, quelli tra i quali era vietato fermarsi pena squalifica, ovvero quelli in cui il fiume che si percorreva lambiva la cittadina di Rovaniemi. Ha voluto lui testardamente allungare il lunghissimo terzo giorno per raggiungere a notte fonda, ben oltre l’una del mattino una minuscola cabin in legno che ci ha accolto con il suo "tepore", nonostante questo abbia significato allungare il percorso di circa 1 ora perché si trovava lontano dal percorso di gara. Il quarto giorno una forte nevicata ci ha preso nel mezzo della notte e qui sono stato io a trovare due giacigli bordo sentiero dove abbiamo aperto i nostri sacchi bivacco e sacchi a pelo e ci siamo riparati per 4 ore. Poi la volata finale nei 25 km di fiume ghiacciato verso Rovaniemi, con Alex Casanovas, l’ideatore e  il direttore della gara, che ci affianca con la sua motoslitta per scattare alcune foto!




La Rovaniemi300 (assieme le sue sorelle minori la Rov66 e Rov 150) è una gara unica nel suo genere in Europa. Ed è davvero straordinaria per il percorso, per le difficoltà che si devono affrontare, per il paesaggio magnifico e selvaggio. E’ un gara dura, che richiede una grande preparazione per essere “portata a casa”. Ma soprattutto, grazie alla dedizione e all’impegno del suo direttore, Alex Casanovas, è perfettamente organizzata in ogni singolo dettaglio (dal briefing iniziale all’arrivo a Rovaniemi). Grazie a lui e al suo team perché ogni anno lavorando come dei matti creano questo evento magnifico!


              

3 commenti:

  1. Max!!!! non avrai trovato tanto freddo.....magari una birra freddissima te la offro io e mi racconterai tutto per bene! congratulazioni...hai tutta la mia stima....e pure una bella fetta di invidia. spero a presto. Andrea

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  2. ah.....per quanto riguarda Marta....quella forte :-) nessuna sorpresa, ormai sono anni che ci abitua a questi risultati.

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