martedì 5 marzo 2019

Rovaniemi300: la preparazione




Mancano poche settimane per la mia nuova avventura nei ghiaccio e nel freddo della Lapponia. Quest’anno ad attendermi ci sono i sentieri gelati del Circolo Polare Artico  per la Rovaniemi 300km, l’Arctic Winter Race che si disputa ogni anno in Finlandia e che quest’anno vede un record di partecipazione: ben 15 partenti nella distanza 300km, 48 in quella dei 150km e 71 nella short distance di 66km.

Insomma ben 134 persone che si daranno appuntamento dal 22 Febbraio nella città di Babbo Natale per sfidarsi a piedi, con le fat bike o con gli sci lungo fiumi ghiacciati, sentieri innevati sotto cieli che si spera stellati e attraversati dalle aurore boreali. Non possiamo quindi dire che il fenomeno delle Arctic Races sia di massa, ma di sicuro possiamo constatare che sempre più persone si avvicinano a questo tipo di competizioni (nel 2012 anno della prima edizione al via c’erano solo 12 partecipanti) e che sempre più persone s’interessano alla corsa sulla neve, come nuova sfida in cui cimentarsi.



Ho intervistato alcune settimane fa Alex Casanovas (https://actionmagazine.it/alex-casanovas-rovaniemi-arctic-race/ ) ideatore e direttore di gara della Rov150, nonché esperto del circolo polare per fare il punto su questo tipo molto speciale di gare. E adesso che siamo oramai arrivati alla vigilia della partenza è arrivato il tempo di fare i bilanci della preparazione.

Da dove ho cominciato quest’anno? Come negli anni scorsi, ho cominciato il mio allenamento specifico trainando il vecchio copertone sui sentieri autunnali. Fin da subito ho avuto delle belle sensazioni date nel riconoscere il peso del copertone, gli strattoni all’indietro ricevuti per colpa degli ostacoli – sassi e radici - ma anche il bel feeling dato dai tiranti usati in Alaska. Eh sì perché uno dei passi avanti quest’anno l’ho fatto anche grazie all’utilizzo, almeno ad inizio preparazione, di materiali già messi a punto prima dell’Iditarod di febbraio 2018. Passo avanti non da poco visto che in questo genere di trail che si basano sulla totale autosufficienza, l’attrezzatura è fondamentale e va testata in ogni sua minima componente.

Come ho proseguito? Non appena la prima neve è arrivata e non appena i sentieri innevati lo hanno permesso, ho passato ore e ore – riferimento più importante che un semplice computo di chilometri  - a correre con lo slittino carico per iniziare a sentire le sensazioni – non sempre piacevoli – che il traino generava. In questa fase ho usato i vecchi tiranti, ma l’esperienza accumulata – e il tempo a disposizione – hanno fatto si che mi ingegnassi e iniziassi a dedicare le dovute attenzioni a basilari elementi di fisica e alla presenza di attrito nonché ai pericoli di rottura in presenza di freddo. Sempre in questa fase, ho ripreso i test di accensione del fornelletto ripetendomi l’adagio “un alpinista deve conoscere il suo fornelletto come un soldato conosce il suo fucile”. Nessun intoppo, movimenti memorizzati un anno prima ripetuti meccanicamente, ma ora con il kit di manutenzione sempre al seguito.







Differenze con lo scorso anno? Non poche. Anzi una grande, e che vale per molte! Ovvero quest’anno avevo a disposizione già durante gli allenamenti, la slitta vera (vedi foto) che utilizzerò a Rovaniemi. E questo è stato un indubbio vantaggio. Per fare un paragone tra lo slittino e la vera pulka posso dire che è  come correre la maratona con un paio di scarponi da montagna al posto di scarpe A2. In allenamento ho potuto rendermi conto di questo testando la pulka su vari tipi di neve e ghiaccio e vari tipi di percorso più o meno accidentato e con o senza dislivello. Infatti i 1300 metri di dislivello nei primi 150 chilometri di gara non sono certo tanti, ma trainando una slitta di circa 20kg possono diventare davvero impegnativi  come avevo già raccontato l’anno scorso (https://actionmagazine.it/my-road-to-iditarod-addomesticare/  Sono poi arrivato ad ottimizzare i tiranti anche in funzione della gestione degli ostacoli stessi. Qui chi ha un paio di Winter Ultra Arctic Trails alle spalle, fatte con slitte diverse, mi hanno dato l’esperienza necessaria per migliorare questo aspetto. Per gli altri… speriamo bene!




Cosa resta da fare? Non poco. A poche settimane dalla partenza, ho iniziato la fase tipica del pre-gara. In un Ultra Trail questa fase si può sintetizzare la domanda “cosa mi porto?”, in una artic winter ultra invece la domanda è “cosa lascio a casa?”. Qui il successo si misura in chili risparmiati, che però possono tradursi in dita amputate. Qui non si può sbagliare: per ogni chilo risparmiato, il tempo ipotetico di percorrenza diminuisce, ma i rischi aumentano! Per questo ognuno deve fare i conti con se stesso, non si possono ascoltare suggerimenti. Io ad esempio, in Alaska avevo giurato a me stesso che al prossimo Arctic Winter Ultra avrei portato la pala che ho sempre con me durante le scialpinistiche. Lo faro?




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