Sull’edizione 2017 del UTMB oramai sapete tutto. Mai un evento di trail running ha avuto una copertura mediatica così estesa e capillare. Mai nessun trail è stato così seguito e commentato sui siti web, social media etc.
E
d’altronde non poteva essere altrimenti visto il parterre di campioni che
Madame Poletti e il suo team sono riusciti a schierare al via. E di sicuro
questa 15° edizione dell'UTMB rimarrà come una pietra miliare nei libri di
storia del trail running grazie anche alla spettacolare battaglia tra Kilian
Jornet Burgada e Francois D’Haene. Ma come dimenticare la bellissima vittoria
di Pica Nurias, il terzo posto dell’americano Tim Tollefson e tutti gli altri
podi? Tant’è che mi sento un po’ in imbarazzo a raccontare com’è andata la mia
CCC (101km e 6100m di dislivello da Courmayeur-ITA a Champex-SVI a
Chamonix-FRA) a confronto di tutti questi “titani” del trail running.
Ma
d’altronde una delle cose belle del trail running è che - così come per
la maratona - dietro quei 20/30 mostri sacri dalle prestazioni
incredibili c’è un mondo di persone nomali che mentre Francois D’Haene tagliava
il traguardo erano ancora al confine tra l’Italia e la Svizzera 70/60km di
distanza da Chamonix! E UTMB, oltre ad essere il vero ed
unico campionato del mondo di Trail, è anche questa folla di gente
"comune" che passa anni ad attendere l’estrazione per poter correre
sui sentieri meravigliosi che si snodano attorno a Sua Maestà il Monte Bianco.
Io
è dal 2008 che corro le varie gare di UTMB e quest'anno ero alla mia 9°
edizione. Eppure anche questa volta sulla linea di partenza ero emozionato
quasi come la prima volta. Stessa emozione e stessa gioia che mi ha
accompagnato lungo tutto il percorso anche se in pratica lo conosco a memoria
(tanto da fermarmi a Plan de L'Eau a salutare il cane San Bernardo che ha la
sua cuccia lì). Eppure vi confesso che questa gara ogni anno riesce a
trasmettermi emozioni uniche che nessun altro trail riesce a darmi! Sarà perché
– come dicevo prima – il percorso è unico e spettacolare. Ma anche perché solo
qui si ha quella sensazione unica di partecipare al più internazionale, al più
sofferto, al più atteso, al più combattuto trail al mondo.
Quest'anno avevo poi una questione personale da risolvere con UTMB. Mi spiego dal 2008 sono stato Finisher tutti gli anni pari (cioè 2008-10-12-14-16) ma mai in un anno dispari!!!! Ben poca cosa direte voi, ma bisogna sempre trovare un buon motivo per convincere il cervello a centrare l'obiettivo! Per cui quest’anno per me l’obiettivo era: portare a casa la Sesta Smanicata (cioè giacca che viene consegnata a Finisher UTMB), ma la prima in un anno dispari!! E così è stato.
La
CCC come dice lo stesso nome parte da Courmayer e ha un sistema di partenza che
prevede le griglie che partono a 15 minuti di distanza. Io sono partito in
seconda griglia dietro Elite. E conoscendo bene il percorso sono partito
spedito sui sentieri "di casa' che passano prima per Courmayeur poi
salgono verso all'Ermitage per andare verso la prima delle sei grandi salite
fino a Tête de la
tranche. Da lì percoso in stile “mangia e bevi” fatto in
accelerazione fino al Rifugio Bertone e in questo tratto ho iniziato a passare
la coda del gruppo Elite. Stavo andando troppo veloce io o erano loro che
andavano piano? Mah nel dubbio ho tenuto il mio ritmo per tutta la meravigliosa
'balconata" che va dal rifugio Bertone fino al rifugio Bonatti.
Qui
una piccola pausa e poi veloce verso Arnouva, da dove, traversato il
ponticello, parte la seconda impegnativa salita che porta al Gran Col Ferret.
Nonostante gli organizzatori avessero previsto freddo, molto freddo, io in
vista della mia prossima avventura in Alaska per l’Iditarod 2018 sono partito
in smanicata. Perché non si può pensare di affrontare i -30° se ci si spaventa
dei -6/7°. Ma sì sa, la Gran Col Ferret il vento è davvero gelido e visto
anche che è iniziato a piovere ho indossato un’altra smanicata impermeabile
(quella di “Finisher LUT 2015” per gli intenditori).
Salita al Gran Col Ferret non agevolissima, ma compensata da una bella discesa fino al punto critico della gara: La Fouly, dove tanti, compreso Jim Walmsley (il top Runner che guidava l’UTMB davanti a D’Haene e Kilian fino a quel punto) iniziano a soffrire la fatica
e in molti pensano al ritiro. Lì mi aspetta una bella sorpresa: tra la folla salta fuori inaspettatamente un’amica della Community “Never Stop London” che mi incita a e mi scatta foto.
Dopo La Fouly trovo un passaggio obbligato su un tratto di bitume, mal gradito dalle scarpe da trail, ma per fortuna si rientra quasi subito sul percorso usuale che porta alla base della terza salita, quella verso Champex Lac. Piccolo errore di stima della mia velocità ed esco senza lampada frontale, ma da li a poco cala il buio e mi obbliga ad una sosta tecnica non prevista. La frontale, un sofisticatissimo modello programmabile con una APP dallo SmartPhone, si rivela meno Smart del previsto in gara e la luce è ben più fioca di quella di una lampada tradizionale.
Dalla salita verso Champex il percorso diventa a causa della pioggia battente un fiume d'acqua e di fango che nasconde sassi e radici e che obbliga i concorrenti (coloro che possono e vogliono) a vari cambi di scarpe. Io no, tiro dritto con le stesse dalla partenza all'arrivo, ma non per masochismo, bensì perché quelle da me scelte hanno avuto una performance eccezionale in termini di grip, comfort e performance generali.
Arrivo nella notte a Trient - l’ultima città svizzera del percorso - in modalità “pilota automatico” passando anche la quarta salita (e 4000m di D+ son fatti). Percorro sempre nel buio della notte la salita di Bovine e arrivo a Vallorcine, punto in cui i runners capiscono che ormai l’arrivo è vicino! Anche qui “sereno” rispondo ancora una volta a chi mi chiede come mi sento. Mangio l’ultimo gel e parto, da qui lo scorso anno ero riuscito a fare fantastica progressione, ma ora il percorso è stato cambiato per evitare Tete au Vent dove come il dice il nome stesso sta soffiando un fortissimo vento. Peccato perché da lì si gode una vista del Monte Bianco veramente unica per la sua bellezza.
Nel
percorso alternativo ci si infila in un sentiero non particolarmente bello
pieno di sali scendi che pare abbia davvero con l’unico scopo di mantenere
inalterati distanza e dislivello. Anche la salita verso La Flegere avviene
tramite un percorso che nulla ha di comparabile alla bellezza dell’originale.
Lo scorso anno la webcam mi aveva inquadrato che entravo ballando in
quest’ultimo check-point, mentre quest’anno mi ha ripreso scocciato per questa
percorso alternativo per niente bello. Ma si sa la sicurezza dei partecipanti è
sempre al primo posto per gli organizzatori di UTMB per cui ingoio il rospo e
mi butto a capofitto verso Chamonix.
L’arrivo,
il mio sesto arrivo, è magico come sempre. Anzi no, di più! Non sono nemmeno le
8.00 del mattino ma le strade di Chamonix sono già stracolme di persone che
fanno un tifo indiavolato. Campanacci, trombette, urla e mille mani che battono
ritmicamente sui cartelloni degli sponsor che sono stati messi sulle transenne
che delimitano il precorso verso l’arrivo, rendono questo momento magico. Corro
tra ali di folla: so bene che sono lì ad aspettare i campioni dell’UTMB che
sono previsti qui a Chamonix attorno all’una del pomeriggio. Ma la cosa magica
di questa gara è che il pubblico è già lì pronto a tifare allo stesso modo le
stelle del trail e le persone normali come me.
Ps:
per chi non lo sapesse all’arrivo dell’UTMB c’è una birra ad attendere tutti i
trailers… ma quest’anno la marca era diversa dal solito. Chissà cosa significa?
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