lunedì 13 aprile 2020

Memories: Norseman 2014 - Extreme Ironman in Norvegia




Oggi vorrei essere su questo ferry che mi porta al largo per poi... ecco il mio resoconto del Norseman 2014 in Norvegia 

DOPO 7 IRONMAN APPRODAI AL NORSEMAN E FU TROPPO BELLO PER TORNARE INDIETRO  

Il Norseman è un triathlon lungo estremo composto dalle consuete distanze IronMan. Si deve lottare con una frazione di Nuoto (3,8 chilometri) in un gelido fiordo norvegese in piena notte, una frazione Bici (180 chilometri) che insieme alla Maratona (ovvero 42,2 chilometri) finale fino alla vetta più alta della Norvegia raggiunge complessivi 5000 metri di dislivello .


Sicuramente posso dire che, come la Marathon des Sables e poche altre, anche il Norseman è una gara da fare una volta nella vita e basta, anzi evitatela se riuscite perché è dura, molto dura, molto più dura del previsto. I concorrenti sono stra-preparati ad affrontarla e più performanti del previsto. D’accordo, se proprio ci tenete provatela, ma poi non andate in giro a lamentarvi della sofferenza “pura e assoluta” che vi renderà comunque fieri di voi.


al ritiro pettorali

Pre imbarco

Il tuffo dal traghetto.
il salto dal traghetto


SWIM
Qualche esempio di questa sofferenza? Il tuffo. Sveglia alle 2 a.m., portare la bici in zona cambio, spogliarsi e infilarsi la parte bassa della muta, salire a bordo del traghetto entro le 4 a.m. Il traghetto va, ci si infila tutta la muta, vaselina a manate ovunque, cuffia doppia in neoprene, cuffia gialla ufficiale, occhialini sopra per poterli sistemare se qualcosa andava storto in gara (ed è servito). Il battello si ferma, apre sollevandola la parte anteriore, i concorrenti si ammassano a prua (se ne vedono un paio sgattaiolare verso le “chicken exits” laterali), si salta pressati come parà nel vento.
Io tengo con le due mani gli occhialini e scendo a candela, giù nell’acqua che sembra olio, olio freddo, che toglie ogni attrito, che ti lascia scendere veloce, con il torpore dato dal sonno, dato dal buio, dagli occhi chiusi, dal freddo. Neanche in sogno. Neanche in un incubo. Scendevo veloce in un olio freddo e buio. Non reagivo. Attimi infiniti. “Ok ora falla finita”, “Max metti le gambe”, “Max batti le gambe”, “Max rispondi”. Reagisco, interrompo la discesa e inizio a risalire. Salendo nel buio sento sempre più nitidi dei rumori, sempre più forti… si stanno tuffando gli altr. E poi via con gli esercizi di riscaldamento!




T1 grazie Mister

Mi hanno chiesto del freddo in acqua. Ho risposto: “Il freddo? Ma quello è stato il problema minore”. Il peggio è stata la paura nei mesi pre-gara. Poi una volta saltato dal traghetto e dovendo gestire onde e corrente e forte ritardo in partenza, al freddo non ho dedicato neanche un pensiero. Le energie erano limitate, e dovevano essere concentrate per gestire i problemi incombenti.

Ristoro

Panorama in salita

Meteo sull'altipiano

L'altipiano 

Tratto di sterrato 


BIKE
Vogliamo parlare della bici? I 2.000 metri di dislivello nei primi 40 km, una salita con pendenza a doppia cifra e velocità a cifra singola, mi hanno fatto sognare il rampichino della MTB mentre i muscoli delle gambe erano in fiamme e mi ripetevo: “Mai, non hai mai messo i piedi a terra, non farlo ora, non farlo ora, dai che la salita finisce, e se non finisce te la pedali tutta!”. Poi nella “terra di mezzo” iniziando a riflettere su come impostare la corsa, mentre pensavo di avere la parte del corpo a contatto con la sella completamente spellata dopo 10 ore (a confronto con le 5h44’ di Klagenfurt, sempre sulla distanza dei 180 km, scoppiavo a ridere pensando: “Arrivaci in T2…”).
Il T2 (zona cambio dalla bici alla corsa)? Uno dei regali più belli che mi potessero fare. Ste si avvicina come un bambino che ne ha combinata una grossa, mi guarda e mi dice: “Te lo devo dire, ci siamo presi una penalità e la devi scontare tu, abbiamo oltrepassato con le ruote di sinistra (ndr della macchina d'appoggio obbligatoria) il centro della carreggiata mentre ti chiedevamo del cambio borraccia. Un giudice ci ha visto e ti ha dato 5 minuti di stop”. Spettacolo, mi siedo sorridendo e inizio a togliermi gli abiti bagnati. Vengo aggredito da un giudice, che mi dice che sto scontando una penalità e che devo farlo fermo, senza spogliarmi! Mentre pedalavo, gli 11 gradi di temperatura sotto la pioggia non erano sembrati tanto freddi come da seduto e fermo. Bene così, mi è solo servito per caricarmi come una fionda.


Uscita da T2






RUN
La corsa? Ricordo la faccia di chi sorpreso dal ritmo che tenevo e dalla concentrazione che mi imponevo per provare a raggiungere il tempo limite al km 32,5…cosa volete che mi sia costato provarci!?! E anche la faccia di Ste che sembrava dire “Nella corsa l’ho allenato io, e ad aprile gli ho fatto fare il p.b. a 50 anni suonati!”.

Poi finalmente, dopo 18 ore, l’arrivo. Il viaggio verso il campeggio. La cena apparecchiata su una sedia. La doccia rapida al buio, e alle 2 a.m. chiuse le 24 ore, a letto! 

Nessun commento:

Posta un commento