Questo blog è stato creato nel 2016 per raccontare le mie avventure all’aria aperta che sono state tante: 7 IronMan, Norseman, Mont BLANC 4810m Summit con e senza sci, UTMB, LUT, Rovaniemi 150e300, Iditarod ITI130e350, Sellaronda MTBeSki, EpicSkiTour, MarathonDesSables. Ma in questo blog c’è molto altro: descrizioni di trail e scialpinistiche, interviste ad atleti e suggerimenti per vivere al meglio le vostre…outdoor adventures. Spero vi piaccia, Max IG @maxmarta64
sabato 19 settembre 2020
L’Alto Adige dall’Alto: Ortles 3905m
Le montagne sono luoghi che confortano il corpo e la mente. Le lunghe passeggiate, l'aria pura e la natura in tutta la sua potenza aiutano ad estraniarsi dalla quotidianità e a ritrovarsi. E sono certo questo valga per tutti ancora di più dopo questo lungo e travagliato periodo che abbiamo vissuto e stiamo tuttora vivendo. Ecco perché quando ho avuto l'opportunità di andare in Alto Adige e più precisamente in Val Venosta, provincia di Bolzano, non ho esitato nemmeno un secondo e sono partito per un lungo e molto impegnativo weekend.
La mia intenzione era di approfittare di ogni secondo che avevo a disposizione per fare quanto più possibile camminando e pedalando. Ma soprattutto avevo un grande obiettivo: quello di vedere questi luoghi meravigliosi da una posizione unica e privilegiata: cioè dalla cima della montagna che con i suoi 3905metri è più alta vetta dell'Alto Adige: il mitico Ortles.
Arrivo il venerdì mattina a Solda, piccolo paese immerso nell'immenso Parco Nazionale dello Stelvio incastonato tra Alto Adige, Lombardia e Trentino e mi metto subito a studiare il percorso che mi attende. Partendo da Solda sono esattamente 2000 m di dislivello positivo da coprire. Una bella scarpinata, ma per fortuna riesco ad "azzerare" i primi 400 m di dislivello prendendo la Seggiovia dell'Orso e lasciandomi cullare fino ai 2300m della stazione di arrivo. Scendo e subito un brivido: da qui la maestosità dell'Ortles incute timore. E' una montagna imponente e severa, le cui difficoltà tecniche si vedono da subito ad occhio nudo. Leggendo la relazione la via normale è definita PD+ (scala alpinistica) ma oggettivamente mi sembra più impegnativa di altre ascensioni che hanno lo stesso grado.
In questa mia uscita alpinistica, mi faccio supportare da Kurt Ortler, guida alpina, con oltre 25 anni di servizio e probabilmente uno dei più grandi conoscitori di questa montagna. Kurt Ortler e i suoi colleghi della Scuola d'Alpinismo Ortler organizzano una serie di incredibile di corsi e di escursioni che vanno dalle più complesse ascensioni alpinistiche in alta montagna a ferrate adatte a tutta la famiglia. Questo tipo di corsi e di escursioni fatti con guide alpine dalla grandissima competenza sono fondamentali per poter conoscere e visitare l'ambiente montano in sicurezza e nel rispetto della natura. Purtroppo troppe persone vanno in montagna senza la benché minima conoscenza del luogo in cui si trovano ed è necessario che si cerchi quanto più possibile di diffondere una cultura della montagna.
L'appuntamento con Kurt è direttamente al Rifugio Payer, che si staglia sulla cresta rocciosa a 3000 m di quota, ben visibile dall'arrivo della seggiovia. Il sentiero n. 4 sale fin lì passando per il Rifugio Tabaretta, dove ci si può concedere un riposo a metà strada e da dove si può ammirare un primo panorama della Valle dall'alto. Al Rifugio Payer si viene accolti da signore gentilissime nei loro costumi tipici e ci si sente subito immersi in una atmosfera unica, visto che il Rifugio risale al 1875 e fu costruito dalla sezione di Praga dell'equivalente del nostro CAI. Il panorama è stupendo e si estende su tutto lo Stelvio, sulla tortuosa strada che sale verso il Passo, sulle vette svizzere, austriache e sull'alta Val Venosta.
Stare in rifugio è sempre un'esperienza emozionante: i suoi ritmi lenti e la notte passata nel silenzio profondo. Ma anche la sveglia che suona a notte fonda quando l'alba è ancora lontana, la colazione silenziosa in cui tutti i pensieri sono concentrati sulla salita alla vetta. E poi fuori nel buio, col vento che soffia forte, con lo zaino in spalla: pronti per questa nuova avventura!
Dopo tanti anni, ancora mi emoziona incamminarmi con la luce della frontale ad indicare la strada. Le rocce si presentano presto con tutta la loro difficoltà. Ma le rocce ci parlano anche di sofferenza, il caldo atipico degli ultimi anni le ha martoriate fino a sgretolarle, facendo sciogliere i ghiacciai che fino a poco tempo fa dominavano questi luoghi. Le prese non sono tutte sicure e il ghiacciaio che si è ritirato ha lasciato lunghi tratti levigati e con pochi appigli. Viene un po' di tristezza e forti sensi di colpa, perché la colpa di questo sfacelo è nostra del nostro stile di vita e la nostra incapacità di impegnarci per cambiare la minaccia del riscaldamento globale.
Le catene messe per sicurezza sono a portata di mano, ma metri sotto quelle che si usavano pochi anni prima, quando c'era il ghiacciaio che si è ritirato. Comunque si sale alternando arrampicate e passaggi in cresta, a tratti esposti. Dopo circa un'ora si arriva all'inizio del maestoso ghiacciaio che resite ancora e dove si calzano i ramponi e si impugna la piccozza.
La temperatura è mite e si avanza attraverso enormi crepacci, "i buchi degli orsi", verso un canalone ghiacciato o "Eisrinne". Si passa nelle vicinanze di un Bivacco l'alta quota e poi si riprende a salire ripidamente per il Plateau che porta sino alla vetta! Ore 08:30 dopo 3 ore e 10 minuti. Che meraviglia! Il panorama è mozzafiato! Fatica ripagata!
Unica poi la croce in vetta che ha un vetro colorato incastonato che regala riflessi unici sotto la luce del sole permettendo la famosa foto di vetta, unica nel suo genere.
Discesa lungo la stessa via ammirando gli immensi seracchi e permettendosi le usuali foto ricordo. Alle 11:00 esatte siamo di nuovo al Rifugio Payer e poi giù di nuovo a Solda.
Che giornata memorabile! Highly recommended!
Etichette:
alpinism,
alpinismo,
alps,
alto Adige,
italia,
italy,
montagna,
Ortles,
Val venosta
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento